Teleassistenza agli anziani e gestione dei canili: i conti non tornano!

Le spese nei diversi settori sono tante si sa ma quando si toccano cifre inaudite per la gestione di meno di 2000 cani, lasciando scoperta la teleassistenza per gli anziani, l’ago della bilancia rischia di toccare l’eccesso. Negli ultimi 15 anni, infatti, il Comune della Capitale ha sborsato almeno 4 milioni di euro l’anno per la gestione dei canili, mentre per il servizio di teleassistenza e telesoccorso alla migliaia di romani anziani si è dovuto ricorrere a fondi economici finanziati da altri settori. A tale proposito, è Papa Francesco ad intervenire sulla questione della scarsa assistenza per la terza età durante l’udienza giubilare, avvenuta Sabato 14 Maggio, nella quale ha ribadito l’importanza delle persone e del necessario bisogno di assistenza a chiunque ne abbia bisogno, invitando a recuperare quel senso che permette di “riconoscere la dignità, soprattutto di chi è ferito e di superare l’indifferenza indotta dalla schiavitù del benessere materiale.”

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Il resoconto delle spese totali per la gestione dei randagi, arriva al termine di una recente istruttoria,  in cui l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha rivelato le cifre impiegate per i canili rispetto allo standard stabilito: quasi 13 euro al giorno sono stati utilizzati dal Comune per un singolo cane -spese confermate dall’Associazione Avcpp- contro una cifra di 3,50-4,50 euro indicata dal Ministero della Salute per una buona gestione dei canili comunali. Sulla base di tali tariffe, il Dipartimento tutela e ambiente dell’amministrazione capitolina ha corrisposto ad Avcpp 3,8 milioni nel 2013; 4 milioni di euro nel 2014 e 3,7 milioni nel 2015. Cifre del tutto incongrue alle spese stabilite per la gestione dei canili. Ma non finisce qui, perché se così com’è stato appurato durante l’istruttoria i conti non tornassero, rimarrebbe almeno la soddisfazione di aver sborsato dei soldi per una giusta causa come quella della buona gestione dei canili, ma purtroppo una denuncia del Pae -Partito Animalista Europeo- fa sprofondare i cittadini nello sconforto: secondo il Pae soltanto il 10% delle cifre spese sarebbero andate per la reale gestione dei canili e dei randagi, lasciando il resto per telefonate, stipendi dei dipendenti nei canili e altre spese. Si tratta dunque di “una situazione di opacità contraddistinta dall’assenza di gare per l’affidamento dei servizi e da spese molto più alte di quelle previste dagli indicatori”.

Pertanto, bisogna recuperare quel senso di misura che consente di spendere solo i soldi necessari per una buona gestione dei canili, eliminando quelle spese futili che non permettono di rientrare nello standard economico indicato dal Ministero della Salute e in tal modo non si andrà a toccare il fondo economico per la teleassistenza e il telesupporto per la terza età.

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@valeriasantare2