Grazia Di Michele e Platinette in “Io non so mai chi sono”
Nella suggestiva cornice del Teatro Lo Spazio, nel cuore di San Giovanni, dal 2 al 4 maggio è stato portato in scena lo spettacolo “Io non so mai chi sono” ideato da Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, in arte Platinette.
Si tratta di un recital il cui titolo riprende un inciso del brano “Io sono una finestra” portato a Sanremo 2015 dai due artisti e dunque amplia quello che era un invito ad andare oltre le apparenze, oltre i pregiudizi, al tema dell’ identità, incentrandosi sulla sua perdita: “Indossiamo quotidianamente tante maschere per proteggere quell’io che riteniamo fragile. Nello spettacolo usiamo il paradosso per affermare che liberare quell’io interiore può immergerci nella bellezza e nell’amore. Ne abbiamo le prove e ve le vogliamo mostrare.”, ha dichiarato la stessa Grazia Di Michele.
Così in un iter poetico e musicale, attraverso la voce di Grazia di Michele, si raccontano diverse donne, ognuna delle quali ha smarrito la propria identità: così “Anna di Amsterdam”, violentata dal padre e ora ridotta a fare la prostituta in un bordello, o Laura, malata d’Alzheimer, la quale non ricorda più il nome dei suoi figli, ma serba solo “piccoli frammenti della sua vita”, o Giulia, moglie frustrata che potrà brindare alla morte del marito che l’aveva fatta sua schiava. Ma alle parole si intreccia un sound prevalentemente jazz: lo spettacolo acquista così un tono scanzonato e diventa anche l’occasione per apprezzare un’ottima musica, grazie alla bravura di Andy Bartolucci alla batteria, Francesco Puglisi al contrabbasso e Fabiano Lelli alle chitarre. Poi la narrazione si interrompe per far spazio all’ospite della serata, Fioretta Mari, la quale, dopo aver improvvisato una sorta di monologo molto bello sulla libertà femminile, diverte il pubblico interpretando una zitella siciliana in cerca di marito.
Inizia quindi la seconda parte dello spettacolo in cui subentra anche Platinette, che con la sua autenticità e schiettezza da spesso vita a brevi monologhi basati chiaramente sull’improvvisazione: lei sì che sa chi è, “pazza”, autoironica, spontanea e non perde occasione di dimostrarlo. Il punto forte è proprio l’improvvisazione, per cui si percepisce il divertimento degli artisti, che sono così autorizzati ad uscire dalle righe, e di conseguenza del pubblico: simpatici i duetti finali tra la Di Michele e Coruzzi in “Parole, parole” nei ruoli un po’ rimaneggiati di Mina e Lupo o in “Buonasera dottore”.
Insomma uno spettacolo originale che vale la pena di vedere: tanto divertimento, ma anche tanto impegno sociale in un’epoca come la nostra in cui siamo uno, nessuno e centomila.
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