Prescrizione: la riforma contro i colletti bianchi
Approvato in commissione Giustizia al Senato l’accorpamento del ddl sulla prescrizione a quello della riforma del processo penale. Sei disegni di legge in un unico pacchetto, tra questi la legge sull’allungamento dei tempi prescrizionali e la norma Ferranti che prevede un’ulteriore dilazione dei tempi per i reati di corruzione.
Voto unanime dalla commissione Giustizia e rinvio in aula previsto per martedì. Ma cos’è la prescrizione e perché questo disegno di legge rappresenterebbe un svolta rivoluzionaria per la giustizia penale? La prescrizione è il periodo di tempo trascorso il quale un reato viene considerato estinto. La ragione è di facile comprensione: se un processo non arriva a sentenza entro un dato periodo di tempo lo Stato non ha più interesse a punire quella condotta, né interesse al reinserimento sociale dell’individuo. La prescrizione è un istituto giuridico presente in molti paesi d’Europa; l’anomalia italiana sta nel fatto che mentre altrove i tempi prescrizionali subiscono una netta interruzione dopo la sentenza di primo grado, in Italia il tempo continua a correre mettendo fretta ai giudici anche in secondo e terzo grado. Proprio su questo si basa l’intervento del ministro della Giustizia Andrea Orlando che non cambia i tempi prescrizionali dei singoli reati ma intende modificare direttamente l’iter del processo. I tempi della prescrizione si fermeranno con la pronuncia della sentenza in primo grado mentre in appello i magistrati potranno godere di due anni in più rispetto all’attuale scadenza del reato, con ulteriore dilazione prevista anche in Cassazione. Di fatto la prescrizione si allungherà di tre anni, nello specifico il reato di corruzione godrà di un tempo pari a 15 anni e mezzo per essere perseguito. Un provvedimento perciò quello del Governo fortemente rivoluzionario, basti pensare al 2005 e alle legge Cirelli che questi tempi li aveva pressoché dimezzati.
Tuttavia l’iter legislativo sembrerebbe navigare in cattive acque, fortissimo l’attrito tra il Partito Democratico e gli alfaniani del Nuovo Centrodestra. Pomo della discordia: l’emendamento Ferranti. Presentato dalla presidente PD della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, che aggiunge due righe all’articolo 157 del codice penale: «Sono aumentati della metà (quindi raddoppiano) i termini per gli articoli 318 (corruzione per l’esercizio della funzione pubblica), 319 (corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio), 319-ter (corruzione in atti giudiziari)». Esplode la bomba, il testo passa in commissione ma il Nuovo centrodestra minaccia l’aula in un braccio di ferro infinito tra il ministro Orlando e l’attuale ministro delle Regioni, Enrico Costa, in quota Ncd. La discussione si protrae per 404 giorni in un duello che vede il Partito Democratico schierato in difesa dell’emendamento, di fatto attinente solo tre reati, ma che i centristi contrastano aspramente, laddove «un processo non può durare così a lungo».
La discussione potrebbe giungere comunque presto al termine, sembra infatti che gli scontri interni alla maggioranza di governo siano in dirittura d’arrivo. È tuttavia utile ricordare come la prescrizione sia uno dei macrotemi fondamentali quando si parla di giustizia. Statisticamente infatti in Italia sono 1.468.220 i processi “bruciati” a causa della prescrizione, in pratica 389 processi ogni giorno. La prescrizione negli anni è stata oltretutto forte terreno di scontro tra politica e magistratura, nei continui solleciti di quest’ultima a un intervento che portasse a una soluzione del problema.
Di seguito la Timeline dei più importanti processi caduti in prescrizione.