Atletico – Bayern 1-0: Simeone vince il primo round con Guardiola
L’Atletico Madrid si aggiudica il primo round della semifinale di Champions League contro il Bayern Monaco. A decidere l’andata è una magia di Saul nei primi minuti del match, grazie a uno slalom degno di Paquito Fernández Ochoa, lo sciatore più famoso di Spagna. L’altro vincitore è Simeone che batte Guardiola incastrando il tiki-taka tedesco nella fitta ragnatela rojiblanca.
Scelte iniziali scontate per Simeone che propone il suo solito 4-4-2 con Griezmann e Torres a guidare l’attacco. Mentre Guardiola, anche in una semifinale di Champions League, insiste nel suo isterismo tattico proponendo un iniziale 4-1-4-1 con Lewandowski unico terminale offensivo. Muller, Benatia e Ribery relegati in panchina, il giovane Coman titolare e una coppia difensiva formata da Alaba e Javi Martinez: isterismo allo stato puro che, ovviamente, non paga. Solito inizio a spron battuto dell’Atletico che, grazie a un ritmo vertiginoso, fatto di pressing asfissiante e verticalizzazioni repentine, costringe il Bayern a iniziare una gara difensiva. Bastano dieci minuti ai Colchoneros per passare in vantaggio, grazie al super gol di Saul: percussione centrale palla al piede, slalom ubriacante fra tre avversari che inspiegabilmente sembrano quasi spostarsi alle finte dello spagnolo e, arrivato in area, sinistro chirurgico a giro sul palo più lontano. 1-0 Atletico e “Calderon” in visibilio. La reazione del Bayern è più numerica che tecnico-tattica. Escluso un colpo di testa di Vidal e una punizione di Douglas Costa, il predominio tedesco lo si rispecchia nel possesso palla (oltre il 70%) prolungato, lento e fine a sé stesso.
Nel secondo tempo Guardiola non fa nessun cambio ma forse l’ipotizzabile “lavata di capo” dentro lo spogliatoio porta i risultati sperati. Alaba e Javi Martinez provano a perforare la difesa dell’Atletico ma prima la traversa e poi un miracolo di Oblak negano il pareggio ai tedeschi. Da qualche occasione, il pressing del Bayern si trasforma in un vero e proprio assedio alla porta dell’Atletico. Ovviamente questo non spaventa i ragazzi di Simeone che, quando la partita si sposta sul piano della battaglia a difesa del fortino, possono essere definiti, senza possibilità di smentita, i migliori del mondo. A metà secondo tempo, finalmente verrebbe da dire, l’isterismo guardiolano lascia il posto a un tatticismo più basico e infatti entrano in campo Ribery e Muller a dar manforte a un attacco volenteroso ma poco cinico. L’ultimo quarto d’ora è un assalto alla diligenza Colchoneros che salva l’1-0 grazie alle parate dello sloveno Oblak e addirittura sfiora un miracoloso raddoppio grazie a Torres che al 75’ coglie in pieno il palo al termine di un fulminante contropiede, in pieno stile Simeone.
Alla fine il gol di Saul rimane l’unica rete a referto che rimanda ogni discorso qualificazione all’Allianz Arena. Il Bayern Monaco avrà un solo risultato a disposizione e ribaltare un 1-0 non è certo impresa impossibile per la corazzata teutonica. Tutto però dovrà partire dall’abbandono di qualsiasi isterismo tattico di Guardiola e la cessazione di questa perenne ricerca della mossa a sorpresa. Lo spagnolo dovrà, almeno per 90 minuti, abbandonare questa tendenza alle “scelte fenomenali” se vorrà arrivare alla finale di Milano, affidandosi solamente a quelle basi tecnico-tattiche che hanno reso il suo gioco riconoscibile, efficace e vincente. Leggere i numeri di questa semifinale di Champions League e poi guardare al risultato fa porre ovviamente un quesito, tweettato ironicamente da Marco Reus: “Statistiche del genere servono a poco con un risultato così”. 70% di possesso palla, 730 passaggi (quasi il quadruplo dell’Atletico), 19 tiri totali ma zero gol. Dovrà cambiare tanto Guardiola al ritorno, dovrà riuscire a “incartarla” a Simeone ma soprattutto dovrà segnare, dovrà raccogliere quanto costruisce in 90 minuti. Magari con Muller, Ribery e Lewandowsky in campo tutti insieme per tutta la partita. Allora, forse, la finale di Milano potrebbe non essere un affare tutto madrileno.