Grillo chiede l’impeachment di Napolitano e chiarisce: «Decido io»

Grillo continua a fare la guerra a Napolitano e torna alla carica con la richiesta di impeachment del capo dello Stato, ormai bersaglio che ciclicamente fa da catalizzatore delle inquietudini del Movimento. Sferrato l’attacco a Napolitano: «È una persona molto furba».

Le frecciate del leader del M5S hanno il suono dell’eterno ritorno dell’uguale, sospinto da una rabbia meramente destrutturante. Uno dei nodi al centro dello scontro è il dibattito sulla legge elettorale eppure Grillo ha puntato i piedi nel declinare l’invito a salire al Quirinale a colloquio con Napolitano. La sollecitazione del Presidente della Repubblica ha trovato un muro cementato. «Napolitano si chiude in una stanza per parlare di legge elettorale con quattro-cinque persone, ma scherziamo? Non essere andati al Quirinale non è uno sgarbo. Con i giochi già fatti bisognava andare lì a fare cosa?» ha detto Grillo che si nega così al confronto e non offre proposte ma si limita a cavalcare l’onda del dissenso a tutti i costi.

Si è fatto dunque desiderare Grillo nelle stanze del potere, per poi apparire a sorpresa a Palazzo Madama per un incontro con i suoi senatori, dove il comico rotto il ghiaccio con una battuta d’apertura: «Sono venuto a vedere l’arredamento». Ma invece che interessarsi della tappezzeria Grillo ha messo sul tavolo tre questioni: il reato di clandestinità, l’introduzione di una piattaforma di democrazia digitale dove gli iscritti entro il 30 giugno 2013 dovrebbero discutere le proposte di legge, e poi il rapporto con Napolitano, definito un uomo scaltro, che fa politica da sessant’anni e che dunque non può che essere furbo. Tre temi che hanno tutti sollevato critiche a cominciare dal tema reato di clandestinità, su cui c’è un dibattito in corso interno al M5S, con posizioni inconciliabili e un leader che si dichiara contrario all’emendamento di abolizione del reato di clandestinità. Del resto Grillo e Casaleggio avevano già dichiarato che con un tema del genere nel programma elettorale avrebbero preso numeri da prefisso telefonico. Anche sulla questione della piattaforma digitale c’è guerra intestina: il consigliere pentastellato della Regione Lazio Davide Barillari ha bocciato il progetto come inefficiente.

Certo è il diretto e reiterato attacco al capo dello Stato a provocare le reazioni più veementi. La parole sprezzanti utilizzate e l’atteggiamento dittatoriale con cui Grillo dichiara: «Chiederemo l’impeachment per Napolitano perché non rappresenta più il popolo italiano, è di parte. Su questo decido io» sono le cose meno digerite. In risposta il premier Letta ha immediatamente twittato: «Attacco Grillo a Napolitano va respinto con fermezza. Impeachment è assurdo. Grillo vuole solo instabilità. Non di questo ha bisogno l’Italia». Quasi ci avesse preso gusto, il giorno successivo Grillo riappare nelle stanze del potere, prima a Montecitorio per un incontro con i suoi deputati e poi al Senato per assistere alla discussione sul voto per la decadenza di Berlusconi. Nel mentre ha colto l’occasione per dichiarare ai giornalisti: «In sei anni non sono riusciti a modificare la legge elettorale e ora vogliono fare il super Porcellum». Ma se si vuole davvero intervenire sul tema della legge elettorale bisogna farlo nelle stanze deputate e dialogando con gli altri, non con parole arrabbiate e autoreferenziali scagliate contro una telecamera.

di Francesca De Leonardis

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