Davigo: «Hanno vinto i corrotti»
Piercamillo Davigo, ex magistrato di Mani pulite, da neo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati rompe gli indugi e in un’intervista al Corriere della sera attacca la politica ripercorrendo dopo 24 anni l’inchiesta che rivoltò l’Italia come un calzino.
Com’è la situazione oggi? Davigo è categorico: «È peggio di allora, è come in quella barzelletta inventata sotto il fascismo. Il prefetto arriva in un paese e lo trova infestato di mosche e zanzare e si lamenta con il podestà: “Qui non si fa la battaglia contro le mosche?”. “L’abbiamo fatta – risponde il podestà – solo che hanno vinto le mosche”. Ecco, in Italia hanno vinto le mosche. I corrotti». Un’analisi ben poco lusinghiera quella del magistrato, che non lascia spazio a fraintendimenti: «Avevamo predato le zebre lente, ma le altre zebre erano diventate più veloci. Avevamo creato ceppi resistenti all’antibiotico. Perché dovemmo interrompere la cura a metà» riferendosi a Mani pulite, mentre su Renzi aggiunge: «Questo governo fa le stesse cose. Aumenta le soglie di rilevanza penale. Aumenta la circolazione del contante, con la scusa risibile che i pensionati non hanno dimestichezza con le carte di credito; ma lei ha mai visto un pensionato che gira con tremila euro in tasca?». Insomma, ce n’è per tutti.
Tra lo ieri e l’oggi, Davigo traccia un’analisi impietosa del nostro Paese. Nel mirino la lotta alla corruzione fallita, la ex e neo classe dirigente, l’imputabilità bipartisan dei partiti che a detta del magistrato continuano «a rubare, ma non si vergognano più». Una declaratoria che non ammette mezze misure. Davigo racconta la sua storia professionale, l’inchiesta che lo ha reso celebre ma che a distanza di anni ammette non aver sortito effetti a lungo termine. Afferma Davigo: «Oggi si ruba in modo meno organizzato. Tutto è lasciato all’iniziativa individuale o a gruppi temporanei. La corruzione è un reato seriale e diffusivo: chi lo commette, tende a ripeterlo, e a coinvolgere altri. Questo dà vita a un mercato illegale, che tende ad auto regolamentarsi: se il corruttore non paga, nessuno si fiderà più di lui. Ma se l’autoregolamentazione non funziona più allora interviene un soggetto esterno a regolare il mercato: la criminalità organizzata». Infine propone anche ricette di contrasto al fenomeno: «Prendere i corrotti è difficilissimo. Nessuno li denuncia, perché tutti hanno interesse al silenzio: per questo sarei favorevole alla non punibilità del primo che parla. Il punto non è aumentare le pene, è scoprire i reati. Anche con operazioni sotto copertura, come si fa con i trafficanti di droga o di materiale pedopornografico: mandando i poliziotti a offrire denaro ai politici, e arrestando chi accetta. Lo diceva anche Cantone, anche se ora ha smesso di dirlo.
Non si sono fatte attendere le reazioni dal mondo politico e non solo. Dal silenzio del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, da alcuni interpretato come il non riconoscimento a Davigo della patente d’interlocutore istituzionale, sino ad Angelino Alfano, ministro dell’Interno che ha commentato: «Evidentemente c’è un interesse al conflitto, ma la linea di governo è quella di andare avanti offrendo rispetto e pretendendo rispetto». In disaccordo anche il numero due del Csm, Giovanni Legnini che, intervenuto ad In mezz’ora su Rai 3, ha spiegato: «I toni eccessivi non aiutano la ricerca del confronto – aggiungendo – ho deciso di intervenire perché il rischio di rimettere le lancette dell’orologio indietro stava preoccupando, va evitato, meglio una dialettica anche critica di uno scontro». Sul fronte opposto invece, Nicola Gratteri che, seppur con toni più moderati, fa notare come la lotta alla corruzione non stia facendo grandi passi avanti. Su Renzi dice: «Ha recepito il 5% delle mie proposte – e ancora – le norme che ho scritto toccano centri di potere, il premier non ha la forza per approvarle, vince il partito della prescrizione». Dello stesso avviso Nino di Matteo, pm al processo sulla trattativa Stato-mafia: «I corrotti che vanno a braccetto con i padrini sono garantiti da una sostanziale impunità politica». Dal lato politico, infine, solo il blog di Beppe Grillo anima il dibattito, riportando le parole del magistrato, così dichiarando: «Sono parole sacrosante e condivisibili da tutti i cittadini onesti, più Davigo e meno corrotti!».