Legittima difesa, il governo si divide
Protagonista del duro scontro in Parlamento è la legge sulla legittima difesa, proposta dal Ministro per gli Affari regionali Enrico Costa, legge che prevede la possibilità di difendersi anche in presenza di minori in casa. Le discussioni aperte alla Camera hanno visto il governo dividersi nettamente tra scontri e opposizioni. La proposta di legge in questione ha preso piede dopo l’ennesimo caso di cronaca sulla legittima difesa, quando Costa ha dichiarato di voler rivalutare un quadro chiaro del concetto di difesa in presenza di bambini. L’idea è nata da uno studio sui dati pilota della Criminalpol, per ora solo relativi al Piemonte, sulla base dei quali il Ministro ha avuto la conferma che a diminuire sono i furti in appartamento, mentre ad aumentare sono le rapine in casa ai danni delle famiglie.
La proposta di legge ha preso così avvio grazie al Ministro, il quale ha dichiarato che servono maggiori tutele per coloro che difendono i propri cari all’interno delle abitazioni, aggiungendo: «Io non voglio il Far West. Non ho neanche il porto d’armi. Ma sono un papà. E capisco bene come in questi anni la percezione del pericolo sia cambiata per un capofamiglia che, suo malgrado, si trovi in uno stato di forte emotività a dover difendere i propri cari da un’aggressione in casa. Per questo dico che la legge in discussione alla Camera va migliorata, circoscrivendo le condizioni soggettive in cui va sempre riconosciuta la legittima difesa. E tra queste, certamente, c’è la minorata difesa». Quindi la norma potrebbe essere inserita nel nostro ordinamento modificando e ampliando le condizioni secondo cui scatta la legittima difesa.
Ma il dibattito sulla legge naviga ancora sui toni accesi del Pd e del Nuovo Centrodestra del Ministro dell’Interno Alfano, per la proposta di un testo da parte di Ermini -Responsabile giustizia del Pd – che non interviene sull’articolo 52 del codice penale ma va a modificare l’articolo 59 escludendo “la colpa dell’agente se l’errore riferito alla situazione di pericolo e ai limiti imposti è conseguenza di un grave turbamento psichico ed è causato, volontariamente o colposamente, dalla persona contro cui è diretto il fatto”. L’articolo 52 rimane quindi invariato: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altri contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa». Ciò vuol dire che sarà il giudice a dover stabilire, al momento della valutazione del singolo caso, se quella difesa sarà stata commisurata al pericolo o se chi avrà reagito lo avrà fatto in maniera esagerata, o addirittura se la vittima avrà aggredito il soggetto criminale quando questo già era retrocesso dall’azione criminale.
Secondo il Nuovo Centrodestra quella dei democratici sarebbe, tuttavia, una soluzione che non risolve, di fatto, il problema della legittima difesa. Per questo sarà proprio il centrodestra a chiedere a Montecitorio di non presentare il testo in aula ma di far applicare delle modifiche sostanziali, tornando di nuovo in Commissione Giustizia per sottoporre il testo ad un nuovo esame. Dunque l’emendamento proposto naviga tutt’ora in un limbo, lasciando dietro a sé la discrezionalità del magistrato, in base alla legge precedente.
Per la proposta di legge, insomma, i giochi rimangono ancora tutt’altro che chiusi.
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