Il Cavaliere “oscuro” è tornato: addio Pdl

Si dice che Berlusconi sia tornato al comando. In realtà, secondo molti, non se n’è mai andato. I numerosi processi lo avranno amareggiato e indispettito, ma lui non intende di certo mollare la presa. Inizia una nuova tappa del suo potere incontrastato. In poche parole: ciao, ciao Pdl e bentornata Forza Italia.

Questa decisione è stata presa nel corso dell’ufficio di presidenza del PDL, svoltosi nel pomeriggio di venerdì 25 ottobre. La deliberazione è stata unanime ma, del resto, non poteva essere altrimenti, poiché “i governativi” hanno deciso di assentarsi. «Il mio contributo all’unità del nostro movimento politico, che mai ostacolerò per ragioni attinenti i miei ruoli personali, è di non partecipare, così come faranno altri colleghi, all’ufficio di presidenza che ha il compito di proporre decisioni che il Consiglio Nazionale sarà chiamato ad assumere», aveva dichiarato Angelino Alfano. E così è stato. Berlusconi, d’altra parte, ci tiene a precisare che ciò è avvenuto sotto il suo consenso e per questioni strategiche di voto. Tuttavia, non può non essere evidente che si tratti anche di una ferma posizione dei governativi, fermi nel non accettare posizioni estremiste, così come un’azione di aperto contrasto nei confronti del governo Letta.
Una cosa è certa: tutte le cariche del vecchio partito sono state annullate e saranno sottoposte al consiglio nazionale il prossimo 8 dicembre, in concomitanza con le primarie del Pd per l’elezione del nuovo segretario. Tra le cariche decadute, vi è, ovviamente, anche quella di Alfano come segretario. Il Cavaliere ha tenuto a sottolineare la stima e l’affetto nei confronti di quest’ultimo, nel quale vede il suo erede. Certo è che, più passa il tempo e più è probabile che, di questo passo, Alfano possa abbandonare la ribalta politica prima di Berlusconi, che sembra non averne mai abbastanza.
Nel frattempo Letta, impegnato nel Consiglio europeo, ha commentato con distacco la situazione interna dell’ex Pdl, trattandosi, secondo lui, di una questione interna ad un partito che non è il suo. L’unico punto che sta particolarmente a cuore al capo del governo è che la maggioranza resti profondamente europeista, poiché mettere in discussione i capisaldi dell’attuale quadro dell’Unione europea sarebbe solo un grosso errore. Letta inoltre ha indicato in Alfano il suo unico interlocutore rispetto all’equilibrio raggiunto. Ora che, però, Berlusconi è di nuovo il capo unico e indiscusso e che il Pdl non esiste più, quale saranno i nuovi rapporti tra Forza Italia e governo Letta?
Molto dipende dal se il Pd voterà o no la decadenza. Ecco, allora, che Berlusconi non tarda a sfoderare una nuova arma di ricatto. Nel caso di voto favorevole alla decadenza, per Berlusconi ed il suo partito sarebbe difficile continuare a lavorare con un alleato che confabula con la magistratura a suo danno. Secondo il leader di Forza Italia, infatti, applicando la legge Severino alla sua condanna  «si viola la retroattività della legge penale che è alla base del diritto e si colpisce al cuore lo stato di diritto».
In un comunicato, Berlusconi ha definito il profilo del nuovo partito:  «Forza Italia è il Movimento a cui tanti italiani hanno legato e legano tuttora la grande speranza di realizzare una vera rivoluzione liberale e di contrastare l’oppressione giudiziaria, l’oppressione burocratica, l’oppressione fiscale». Fatto sta che, per ora, il partito risulta ancora diviso tra falchi, lealisti e governativi. La speranza è quella di trovare una soluzione che vada bene a tutti, ma soprattutto che sia la migliore per il governo e, quindi, per il Paese. Non manca chi, come Simona Vicari, ipotizza accordi tra figure di spicco della politica italiana, quali Grillo, Renzi e falchi, per andare alle urne a marzo.

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