Riforma pensioni, 24.000 esodati ancora senza tutele
Riprendono le proteste dei lavoratori esodati a cinque anni di distanza dalla riforma pensioni firmata dall’ex ministro Elsa Fornero; scenderanno in piazza venerdì 22 aprile per chiedere a Governo e Parlamento di “riavere” 941 milioni da destinare all’ottava salvaguardia per le 24.000 persone ancora prive di una tutela. Organizzato dalla Rete dei Comitati degli esodati e supportato da Cgil, Cisl e Uil, il presidio si ritroverà davanti la sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze a partire dalle ore 10,00. Tra le richieste avanzate, quella all’Inps di chiudere il più rapidamente possibile la settima salvaguardia e la restituzione dei 941 milioni sottratti al fondo esodati, da impiegare, appunto, per l’ottava salvaguardia.
Soldi che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, sarebbero stati indebitamente veicolati verso altre azioni di welfare, lasciando scoperti i lavoratori in attesa del pensionamento. La nuova manovra dovrebbe andare a interessare quei soggetti che non hanno potuto beneficiare delle precedenti salvaguardie a causa degli stringenti criteri d’accesso. Il presidio di venerdì chiederà anche la partecipazione dei Comitati della “Rete degli Esodati” alla stesura in Parlamento dell’ottava sanatoria. Da parte loro, i sindacati criticano il governo soprattutto per la mancata riforma pensioni e chiedono la creazione di una piattaforma di discussione comune sulla questione.
Ma il caso degli esodati non è l’unico danno collaterale della riforma pensioni del 2011: secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa lo stato già precario del sistema pensionistico rischia di aggravarsi ulteriormente nel 2030, quando andranno in pensione i nati nel 1964-65, ovvero il biennio del “miracolo economico” in cui nacquero circa un milione di bambini. L’INPS potrebbe non avere le risorse per coprire il picco di richieste, con il conseguente choc del sistema e il raggiungimento della massima criticità nel 2035. Nel frattempo, il Governo pensa alla possibilità di nuove forme di flessibilità e a favorire l’accesso al pensionamento anticipato nella nuova riforma pensioni, promessa da Renzi entro la fine del 2016.
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