Ian Burkhart: torna a muovere la mano grazie al bypass neurale
Si chiama Ian Burkhart, il giovane tetraplegico che, negli ultimi 15 mesi, è stato oggetto della sperimentazione sugli impulsi nervosi della corteccia motoria, mai condotta prima su un essere umano. 24 anni, braccia e gambe paralizzate a causa di un incidente subacqueo, il ragazzo è riuscito a riacquistare l’uso della mano grazie a un chip nervoso elettronico.
Un risultato importante per il mondo della medicina, pubblicato sulla rivista Nature e attuato da un’equipe d’eccezione coordinata da Ali Rezai della “Ohio State University”, da Chad Bouton dell’ “Istituto Feinstein” per la ricerca medica, e da Nick Annetta, del “Battelle Memorial Institute”.
Ma come funziona questo nuovo fenomeno scientifico? Stando a quanto riporta il Corriere della Sera il chip, impiantato nella corteccia cerebrale del paziente, controlla i movimenti e riesce a canalizzare i segnali nervosi a un sistema di elettrodi, posti sull’avambraccio che, a sua volta, li trasmette alla mano.
Questo sistema si chiama Neurolife e svolge la funzione di registrare, elaborare e trasformare i segnali inviati dalla corteccia cerebrale grazie al chip nei movimenti desiderati, grazie a un processo basato sull’intelligenza artificiale.
Un percorso affascinante, lungo e impegnativo dal punto di vista medico: la sperimentazione su Ian Burkhart è iniziata nel 2014, con l’intervento chirurgico di tre ore durante il quale un chip più piccolo di una nocciolina è stato impiantato nella sua corteccia motoria. Grazie all’operazione, nei primi test il ragazzo ha risposto riaprendo, per la prima volta, la mano e stringerla in un pugno.
Gesti più complessi sono stati riscontrati in questi ultimi 15 mesi e ora Burkhart riesce a strisciare una carta di credito, ad afferrare una bottiglia e a versarne il contenuto in un bicchiere, fino a suonare una chitarra collegata a un videogioco.
Nonostante l’esperimento risulti utile e interessante, non riveste il ruolo di una cura per la paralisi: stando alle dichiarazioni rilasciate da Rezai, il ventiquattrenne tetraplegico può muovere la mano solo se attaccato a un computer.
Il prossimo passo sarà quello di ridurre tutto l’apparato e renderlo senza fili, in modo tale che questa tecnica possa essere utilizzata anche dai pazienti a casa che, come Ian Burkhart, hanno il diritto di tornare a sperare in un riutilizzo, seppur parziale e legato ad impulsi neurologici, di un arto.
https://www.youtube.com/watch?v=y5YRQnv-768
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