Barriera anti-migranti, uno sguardo oltre
Grande eco ha avuto in questi giorni l’avvio dei lavori tesi alla costruzione di una barriera anti-migranti sul Brennero. Si sono espressi in moltissimi, dalle nostre istituzioni a quelle di Bruxelles: un’analisi costruita meramente attorno al solito castello di dichiarazioni solenni, ferme e invocanti un’ Europa migliore è un comodo palliativo a ciò che veramente sta andando sviluppandosi oltre i nostri confini. Cerchiamo insieme di superarli.
Il popolo Austriaco sarà chiamato alle urne il prossimo 24 aprile: oggetto della tornata elettorale sarà il nuovo presidente della Repubblica, carica che gode di funzioni meramente cerimoniali ma anche di attribuzioni alquanto interessanti. Egli, infatti, nomina il cancelliere (capo del governo) e i suoi ministri; è in grado di licenziare l’esecutivo anche contro la volontà dello stesso; ratifica i trattati internazionali in quanto soggetto di diritto in tale ambito.
Dunque una figura debole per quanto concerne le pratiche legislative ed esecutive, ma importante dal punto di vista simbolico. Da cui soprattutto dipende, almeno per quello che è scritto sulla carta costituzionale, la nomina del cancelliere (che non per forza deve rappresentare la volontà popolare).
Superato il noioso excursus giuridico, utile però a dar fondamento a quest’analisi, va detto che a Vienna governano dal 1949 ininterrottamente due grandi partiti: l’spo (socialdemocratici) e l’ovp (popolari). Durante l’ultima tornata elettorale le due fazioni registrarono un calo di consensi e per questo decisero di dar vita ad un governo di larga coalizione, ovviamente con la partecipazione esclusiva delle su citate (ricorda qualcosa?).
Il tema immigrazione preme molto in questo momento per Vienna, dato che nel solo 2015, l’Austria si è ritrovata costretta ad accogliere 80000 richieste d’asilo, promettendone per quest’anno solo 35000. senza considerare i transiti dei profughi sul territorio (700000). I dati della Commissione Europea per l’immigrazione parlano di un aumento notevole degli sbarchi sul territorio italiano dall’inizio del 2016, ma c’è dell’altro a preoccupare il popolo Austriaco: la rotta balcanica è ormai sbarrata da mesi (vedi l’accordo Turchia-UE del 17 marzo scorso) e la tensione nelle aule della commissione e del consiglio sale. Questo disegno significa, secondo molti analisti della questione immigrazione, che i flussi si sposteranno semplicemente dai Balcani al Mediterraneo ma senza scomparire. Proprio come due anni fa.
Gli Austriaci non sono indifferenti a questo fenomeno: sanno che una volta sbarcati in Italia i profughi cercheranno di raggiungere le regioni del Nord Europa e per farlo dovranno passare anche dal loro paese (ma non con una barriera anti-migranti come quella in costruzione). Da qui nascono le critiche degli ultimi tempi mosse al governo di larga coalizione, ora cristallizzate grazie agli ultimi sondaggi elettorali: per la prima volta nella storia del paese infatti la corsa al palazzo presidenziale non sarebbe limitata a due sole forze, bensì partecipata da ben 5 validi candidati! In testa al momento sembrerebbero avvantaggiati l’indipendente ed ex verde Van Der Berlen e soprattutto l’esponente della destra euroscettica (fpo) Norbert Hofer. E’ facile immaginare, senza dilungarci in chiacchiere (basti un’occhiata qui quale immagine gli è affibbiata dalla stampa Austriaca), quale idea abbia dell’immigrazione la destra populista capeggiata da quest’ultimo. Ragione per cui la costruzione di una barriera anti-migranti è oggi una brutta copia di quella che, tra qualche tempo, potrebbe essere la politica interna dell’fpo. Un goffo tentativo quello delle istituzioni Austriache, confermato dalle posizioni altalenanti espresse negli ultimi giorni dagli esponenti dell’esecutivo: se la barriera è storia credibile? Lo scopriremo nell’estate più calda per il nostro Paese, mentre all’orizzonte pare delinearsi una tragedia umanitaria.
E’ molto probabile che si giunga ad un ballottaggio, fissato al 24 di maggio, tra le due vincitrici del primo turno elettorale (difficile che dalla centrifuga elettorale una singola forza superi il 50% dei consensi al primo turno). Il nuovo presidente entrerà in carica a giugno ed il terrore serpeggia tanto nei palazzi di Vienna quanto a Bruxelles. Il vento sta cambiando ed è in arrivo una stagione importante di test elettorali (brexit, Lituania, Romania, Slovacchia e Irlanda) che potrebbero ridefinire (se accompagnate da risultati sorprendenti nel 2017 in Francia e Germania) le posizioni di potere nelle due istituzioni che davvero contano in Europa: la commissione e il consiglio.