NBA: record Golden State, Bryant abbaglia
L’ultima notte della stagione regolare verrà ricordata a lungo. Kobe Bryant ha lasciato il basket firmando 60 punti, Golden State ha chiuso a 73 vittorie battendo il primato dei Bulls di Jordan. Houston ha travolto Sacramento aggiudicandosi l’ultimo posto ai playoffs. La volata per la terza piazza a Est ha premiato Miami.
Non posso credere che 20 anni siano trascorsi così rapidamente. È stato un viaggio incredibile, ma la cosa più importante è che siamo rimasti sempre uniti. Sono nato e cresciuto come un grandissimo tifoso dei Los Angeles Lakers. So tutto di ogni giocatore che ha vestito questa maglia. Non potevo sognare nulla di meglio che trascorrere 20 anni in questa squadra. La cosa che mi ha fatto più ridere è che per 20 anni mi sono sempre sentito dire: ‘Passa la palla’. Stasera, invece, tutti mi dicevano: ‘Non passarla!’. Grazie a tutti dal profondo del mio cuore. Che cosa posso dire di più? Mamba Out.
Bryant aveva annunciato il ritiro lo scorso autunno, l’età avanzata e gli acciacchi erano avversari ormai invincibili e negli ultimi anni i blasonati Lakers erano passati di sconfitta in sconfitta. Questa è stata una stagione particolare per i gialloviola: una lunghissima tournée lungo l’America per consentire a tutti di salutare colui che, dopo il ritiro di Jordan, è stato la guida dell’intero movimento. Bryant ha ricevuto ovazioni quasi ovunque in questi mesi e i suoi Lakers hanno perso quasi sempre chiudendo col penultimo record della lega. Stanotte però una sceneggiatura hollywoodiana – del resto eravamo a LA – ha creato il congedo ideale.
Avversari i Jazz, che vent’anni fa furono il più irriducibile rivale dell’idolo di Kobe (Jordan, of course). Utah aveva visto sfumare da pochi istanti le ultime speranze di post season, dopo il 116-81 di Houston a Sacramento. La serata era iniziata alla presenza di stelle dello spettacolo e dello sport con il saluto al Mamba dei più grandi fra i suoi compagni ed avversari, anche Shaquille O’Neal, con cui ebbe un controverso rapporto. Poi fischio d’inizio e palla a Bryant. Ha iniziato piano, poi il canestro ha iniziato a gonfiarsi, ancora e ancora, come una valanga. Ha preso 50 tiri nel delirio di uno Staples Center incantato e innamorato. Ha realizzato 60 punti, di cui 23 nell’ultimo quarto, firmando quello del sorpasso e marchiando l’ennesima vittoria della sua ventennale carriera. Non ne segnava almeno 50 dal febbraio 2009, stagione del quarto dei suoi cinque anelli. “I miei figli mi hanno visto giocare come mi riusciva una volta” ha dichiarato in conferenza stampa. Impossibile condensare l’apporto che, a livello tecnico e di personalità, ha dato al basket in questi due decenni, la dimensione nel quale lo ha portato. Possiamo solo ringraziarlo e augurarci di continuare a vederlo gravitare intorno al suo mondo.
Carattere opposto ma, in quanto a classe, il suo testimone è già stato raccolto da Steph Curry. Era stato decisivo il successo di San Antonio, alla prima L in casa. Stanotte contro Memphis, Golden State ha vinto la partita n.73 della stagione regolare, una in più delle 72 dei Bulls nel 1996. Curry ci ha messo 46 punti: la normalità della grandezza. Ora viene il difficile, è un record che avrà senso solo in caso di anello. Houston sarà la prima avversaria. Ha agguantato l’ottavo posto beffando i giovani Jazz grazie a tre successi di fila. Stagione pessima per i Rockets, ma ora potranno giocare senza pressioni.
La volata a Est per le posizioni dietro a Cleveland e Toronto si è conclusa con un incredibile arrivo in parità fra quattro squadre a 48-34. Gli scontri diretti hanno regalato il terzo posto a Miami davanti ad Atlanta, Boston e Charlotte. Le quattro compagini si misureranno ora nei playoffs. Heat e Hawks avranno il vantaggio del fattore campo. Non è bastato ai Celtics il successo in rimonta proprio su Miami, pagata una fase finale di stagione in calando.
Chicago e Washington sono le maggiori delusioni. I Bulls partivano con il consueto ruolo di outsider a Est ma sono stati travolti dagli infortuni e dalle divisioni interne. Insoddisfacente il rendimento dei Wizards, che nelle ultime stagioni avevano mostrato una crescita costante. Ridimensionata Milwaukee, i Knicks si sono illusi per poi spegnersi. Male Sacramento a Ovest, talento privo di coesione. Disastrosa Phoenix e New Orleans condizionata dai problemi fisici di Davis (non è ancora il momento dei giovani di Minnesota).
Gli italiani hanno segnato il passo. Datome è andato in Turchia, Bargnani ha concluso il suo rapporto con Brooklyn salutando, credo definitivamente, la NBA. Belinelli ha avuto a Sacramento una stagione piuttosto negativa e Gallinari è stato assoluto protagonista a Denver ma l’ennesimo infortunio lo ha messo fuori gioco a febbraio.
Sabato iniziano i playoffs, questa la griglia:
Ovest
Golden State(1)- Houston(8)
LA Clippers(4)-Portland(5)
San Antonio(2)-Memphis(7)
Oklahoma(3)-Dallas(6)
Est
Cleveland(1)-Detroit(8)
Atlanta(4)-Boston(5)
Toronto(2)-Indiana(7)
Miami(3)-Charlotte(6)