E’ stop per Banksy a New York

Stop per Banksy a New York. Ad una settimana dalla fine del progetto “Better Out Than In”, lo street artist più chiacchierato del momento interrompe le sue performance newyorkesi a causa della polizia. “L’opera di oggi è stata cancellata a causa dell’attività della polizia”, queste le parole scritte dallo stesso Banksy ieri sul suo blog.

Da qualche giorno era diventato un sorvegliato speciale, nonostante sapesse di avere gli agenti alle calcagna ha continuato giorno dopo giorno a presentare, negli angoli più nascosti della grande mela, le sue opere e a postarle poi sul suo blog. Su alcuni siti è comparsa anche la notizia di un suo eventuale arresto ma non ci sono conferme al momento. Dagli anni ’80, la città di New York ha dichiarato guerra ai writer, il sindaco uscente Bloomberg, aveva accusato pubblicamente Banksy nei giorni scorsi: “Nessuno più di me è un sostenitore dell’arte. Ma deturpare la proprietà di qualcuno non è la mia definizione di arte”.

Di lui si sa poco e niente, non si conosce la sua vera identità, tutto ciò accresce l’alone di mistero e di curiosità verso il più famoso street artist del momento. Ma chi è Banksy? Il cavaliere oscuro viene da Bristol, nato intorno alla metà degli anni ’70, pare abbia cominciato a realizzare graffiti all’inizio degli anni ’90. Trasferitosi a Londra nel 2000, ha iniziato la sua intensa produzione artistica, provocatoria, satirica, che ha scatenato una vera e propria caccia all’uomo. Lo stile di Banksy è caratterizzato dall’uso dei graffiti stencil, utilizzando vernice spray su alcune mascherine, in maniera da ottenere massima rapidità, fondamentale per le furtive performance dei writer. Attraverso immagini ironiche e provocatorie, a volte accompagnate da slogan (i suoi soggetti sono animali come scimmie e ratti, ma anche poliziotti, soldati, bambini e anziani), Banksy attacca la guerra, il capitalismo, le istituzioni, si schiera abetter-out-than-in-7-620x415 favore della pace, denuncia le ingiustizie.

L’Assange della street art provoca e sconcerta il pubblico. Dopo il dimostrante che getta fiori e non molotov, il bambino palestinese che scava sotto un muro della Cisgiordania, i topi che invadono la nuova, avida Londra, Banksy ha deciso, da buon cavaliere oscuro, di approdare a Gotham City. Proprio a New York ha avviato il suo progetto “Better Out Than In”, titolo preso da un’affermazione di Cézanne:” Tutti i dipinti realizzati al chiuso, in studio, non saranno mai belli come quelli fatti all’aperto”. Per tutto il mese di ottobre l’artista ha trasformato New York in una personalissima galleria, lasciando tracce del proprio passaggio sui muri, e non solo, della città e accompagnando le opere con una (geniale) audioguida 2.0. Dipinto accanto ai graffiti c’è, infatti, un “numero verde” da chiamare, per ascoltare ulteriori informazioni sull’opera. Per un mese, ogni giorno, non solo i newyorkesi hanno aspettato con curiosità di vedere quale sarebbe stata la trovata quotidiana di Banksy. C’è anche better-out-than-in-2-620x415chi si è trovato a comprare opere che valgono migliaia di dollari su una bancarella. Infatti una della performance dell’artista è stata proprio quella di allestire un banchetto al mercato ed affidare ad un anziano signore la vendita, a soli 60 dollari trattabili, di alcune sue opere. Chissà se i fortunati acquirenti erano consapevoli della fortuna che stavano avendo. Il tutto filmato dallo stesso Banksy e prontamente caricato sul suo blog. Ci aspettavamo un finale col botto, lo stop di ieri sarà soltanto una geniale trovata di marketing per accrescere maggiormente l’interesse verso questa guerrilla art?

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