Panama Papers: uno scandalo mondiale
Scoppia uno dei più grandi scandali mondiali sui conti correnti offshore. Il caso Panama Papers, ormai tiene banco su tutti i media internazionale. Ma cos’è il dossier Panama Papers? Si tratta della più grande fuga di notizie finanziarie di sempre, 1.500 volte la dimensione dei file svelati da Wikileaks. Ben 11 milioni di documenti, ottenuti da un informatore segreto dello studio legale della Mossack Fonseca (società che si occupa di creare e gestire per conto dei suoi clienti società in “paradisi fiscali” come Panama o le Seychelles. Mossack Fonseca ha sede proprio nello Stato di Panama e opera in 42 paesi e ha 600 dipendenti in tutto il mondo), che ha gestito e gestisce le fortune offshore delle più grandi personalità del mondo.
Sotto il nome di “Panama Papers”, infatti, Wikileaks e l’agenzia giornalistica internazionale Icji hanno diffuso in rete migliaia di documenti e file segreti che dimostrerebbero come centinaia di società, leader mondiali, imprenditori, sportivi e altre personalità, utilizzano conti correnti in nazioni considerate paradisi fiscali come isole Vergini, Panama e Seychelles. Questi file segreti provengono dagli archivi del noto studio legale di Panama Mossack Fonseca. Secondo quanto è emerso, i conti citati nel dossier sarebbero riconducibili leader politici mondiali, da Vladimir Putin a re Salman dell’Arabia Saudita, dal premier cinese Li Peng a quello islandese Sigmundur Gunnlaugsson, dal presidente siriano Bashar al Assad al primo ministro inglese David Cameron. Tra le personalità italiane citate nel dossier ci sarebbero il presidente di Alitalia Sai, Luca Cordero di Montezemolo, la nota conduttrice televisiva Barbara D’Urso, lo stilista Valentino, il pilota di Formula1 Jarno Trulli e nomi di banche come Unicredit e Ubi.
Bisogna precisare che avere un conto offshore in paradisi fiscali non comporta necessariamente un reato, anche se può essere un escamotage per nascondere soldi al Fisco oppure riciclare denaro.Per quanto riguarda Vladimir Putin, come spiega il Guardian, il suo nome non compare in nessuno dei documenti ottenuti dai giornalisti, ma i documenti mostrano affari vantaggiosi per le persone a lui vicine che “non avrebbero potuto compiersi senza il suo consenso”.
Panama Papers ha già cominciato a fare le prime vittime nel mondo politico internazionale. Il premier islandese David Gunnlaugsson ha rassegnato le dimissioni, dopo il suo tentativo di sciogliere il parlamento, mentre in Francia risulta coinvolta nel caso anche la famiglia Le Pen: non solo Jean-Marie Le Pen ma anche la figlia Marine sono direttamente coinvolti nello scandalo finanziario dei Panama Papers. Secondo Le Monde, infatti, una parte della ricchezza del fondatore del Front National è stata dissimulata attraverso la società offshore Balerton Marketing Limited, creata nei Caraibi nel 2000. In più, banconote, lingotti e monete d’oro sono intestati al prestanome Gerald Gerin, ex maggiordomo di Jean-Marie e della moglie Jany Le Pen. La lista delle personalità politiche finite nei documenti dello scandalo è lungo, ed è probabile che nuovi nomi continuino ad emergere, oltre a quelli del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, del presidente ucraino Petro Poroshenko, del re saudita Salman bin Abdulaziz al Saud, del presidente argentino Mauricio Macri, del presidente pachistano Nawaz Sharif. Il re del Marocco Mohammed VI, l’ex vicepresidente dell’Iraq Ayad Allawi.
In Cina, i media statali e la rete cinesi hanno oscurato le notizie relative ai Panama Papers che contengono qualsiasi riferimento a presunti coinvolgimenti nello scandalo di politici cinesi in carica o in pensione, compreso il presidente Xi Jinping.
Nelle carte dello scandalo “Panama Papers” finiscono anche nomi non legati alla politica come il pallone d’oro Lionel Messi, l’attore e star di blockbuster Jackie Chan, il presidente dell’Uefa Michel Platini, l’ex giocatore e poi allenatore del Milan Clarence Seedorf, il regista spagnolo Pedro Almodovar e la sorella dell’ex re di Spagna, Pilar di Borbone. Non mancano nemmeno i parenti dei politici come il nipote del presidente del Sud Africa, Jacob Zuma, Clive Khulubuse Zuma o il cognato del presidente della Cina. Nella bufera mediatica finisce anche il nuovo presidente della Fifa, Gianni Infantino. A riportarlo è stato il Guardian online secondo il quale da alcune carte risulta che Infantino, quando era a capo dei servizio legali della Uefa, avrebbe avuto un ruolo in poco chiari accordi relativi ai diritti tv, con trasferimento di denaro su società offshore.
Mossack Fonseca replica allo scandalo Panama Papers, affermando di aver sempre rispettato i protocolli internazionali. Lo studio legale esprime rincrescimento per eventuali abusi e aggiunge: “Per 40 anni Mossack Fonseca ha operato in maniera irreprensibile nel nostro paese e in altre giurisdizioni dove siamo attivi. La nostra società non è mai stata accusata o incriminata per legami con attività criminali. Se notiamo attività sospette o condotte poco chiare, siamo rapidi nel denunciarle alle autorità. Nello stesso modo, quando le autorità ci mostrano prove di possibili illeciti, noi cooperiamo pienamente“.
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