Referendum in Olanda: il NO spaventa l’Europa

Referendum in Olanda Referendum in Olanda: a pochi mesi dal Referendum che fa tremare le fondamenta sconquassate dell’Europa – quello di giugno sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nella UE – il 7 di aprile la piccola Olanda ha assestato l’ennesimo colpo di ariete ai pilastri dell’Unione, e soffiato il vento in poppa al referendum degli euroscettici britannici.

Oltre il 60% dei votanti, chiamati alle urne il 6 di aprile per esprimersi al Referendum consultivo sull’accordo Unione Europea-Ucrania, ha infatti espresso un rifiuto piuttosto categorico. C’è chi esulta e chi si dispera, chi minimizza e chi trema. A godere, in un delirio orgiastico che sa più di baccanali che di politica, sono gli euroscettici britannici capeggiati da Farage – che si era scomodato fino ad Amsterdam per infiammare gli animi dell’antieuropeismo – e i postfascisti francesi di Marine LePen, candidata a essere la vera Medea di un’Europa Continentale che ormai non ha più perso solo la bussola, ma anche le stelle e i bagliori del cielo.

Referendum in OlandaAll’interno festeggiano i gruppi estremisti dei paesi bassi, con in testa il Partito della libertà di Geert Wilders, l’estrema destra che sembra avere il vento in poppa per il 2017; seguito a tamburo battente dal presidente del comitato per il NO, lo scrittore Arjan van Dixhoorn il quale ha dichiarato che dell’Ucraina non importava niente a nessuno, ma il nocciolo della questione era dare una spallata all’Europa e a Bruxelles. A stonare, benché oggi non si capisca dove sia possibile ascoltare note intonate, è l’esultanza e lo zelo per il NO al Referendum della sinistra radicale olandese della Sp – che insomma, se la visione strategica di sinistra è la stessa dei Farage o dei LePen forse sarebbe il caso di farsi un corso di recupero.

La cosa più imbarazzante tuttavia non è lo spettacolo orgiastico degli euroscettici in trionfo per il Referendum in Olanda, ma le reazioni ingessate e scomposte dei leader europei, ognuno per conto proprio a promettere che la burrasca non diverrà tempesta e, stando a Frau Merkel, abbiamo superato momenti peggiori, supereremo anche questo.
C’è anche l’arcigno Jeroen Dijsselbloem, attuale ministro delle finanze, tra gli scontenti. Lo stesso che ha tirato una bella riga rossa sulla parola umanità quando questa si accostava alla Grecia, e che adesso vede il suo partito (socialdemocratici) precipitare nell’abisso di una perdita di forse venti punti percentuali alle prossime elezioni olandesi, stando ai sondaggi.
Se Merkel spera in bonaccia, Juncker invece vede nuvole nere, e commenta terrorizzato che il Referendum in Olanda potrebbe avere ripercussioni su scala continentale.

Non ne saremmo stupiti. Tutto meritano Merkel, Juncker, Dijsselbloem, Hollande e le teste di cuio del comando europeo tranne che un briciolo di compassione; colare a picco è quanto di migliore potrebbero fare. Non per antipatia, ma per incapacità strategica o, peggio, ubriachezza ideologica. E a questo punto sorge spontaneo un dubbio: perché il referendum consultivo votato dal 60% del 30% degli olandesi, e cioè lo 0,3% dei cittadini europei, si presenta come un terremoto mentre un altro referendum consultivo votato dal 67% di più del 60% dei cittadini Greci, a spanne il doppio dei no olandesi, è stato considerato carta straccia?

Perché lo spettro che si aggira per l’Europa non si chiama socialismo, non incarna più idee di solidarietà, di rispetto, di umanità e di uguaglianza. A montare in marea sono fascismi di diversa identità, perdonando l’abuso del termine fascismo, che dalla Francia, all’Olanda, all’Ungheria, alla Danimarca, all’Italia, all’Inghilterra e a tutti gli angoli del continente si alimentano di odio, odio razziale, deliri di onnipotenza e vomitevoli speranze di insorgenza.

Perché tanta paura? Perché contro chi si impone per distruggere, invece che per costruire, questa baracca Europa non ha fondamenta che reggano, lo sa bene, e dimostra ogni giorno quanto sia terrorizzata.

 

@aurelio_lentini

 

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