Italcementi: 400 esuberi, indetto sciopero dipendenti

Bernd Scheifele, Ceo di Heidelberg e attuale azionista di Italcementi, ha presentato a Bergamo un piano di ricostituzione del gruppo tedesco che, oltre a mantenere la produzione industriale in Italia, provocherà, come effetto collaterale, ingenti tagli al personale. Una manovra finanziaria, prima di tutto, che non sta salvaguardando i lavoratori. Si parla di 400 probabili esuberi, che verranno gestiti in diversi modi, sperando che la situazione possa essere risolta entro il 2020. Risolta sì, ma come? E soprattutto, a quale prezzo? In Italia sono 2.500 gli operai che lavorano presso la Italcementi e si stanno già attivando per avviare una lotta volta al mantenimento del posto di lavoro. L’I.Lab bergamasco diverrà la sede principale della Ricerca e dello sviluppo produttivo dell’azienda. Questo piano  ricollocherà 170 dipendenti in diverse sedi, e tra i 230 e i 260 dipendenti verranno messi in Cassa Integrazione. Ai sindacati spetterà l’onere di difendere i diritti dei lavoratori, e di concordare le buone uscite. L’intero iter di transizione dovrà concludersi entro il 2020. Peccato che i rubinetti degli ammortizzatori sociali si chiuderanno nel 2017. Scheifele ha parlato di “snellimento” nell’organizzazione aziendale, laddove troppo spesso, e la storia ce lo insegna, dietro al termine “snellimento” si annidano in modo criptato ma neanche troppo, la perdita del posto di lavoro e della dignità, la precarietà, le famiglie in crisi, la Cassa Integrazione forzata. La scorsa settimana la casa-madre tedesca HeidelbergCement ha presentato il progetto di fusione in Commissione Europea. La cessione verrà realizzata, dicono, tenendo conto dei dipendenti e delle richieste sindacali. In realtà i lavoratori di Italcementi hanno già indetto uno sciopero di 8 ore per venerdì 8 aprile, dichiarando che non c’è stato nessun confronto con le organizzazioni sindacali, nessun faccia a faccia, ma che hanno appreso la notizia tramite comunicato stampa. Una doccia fredda per i lavoratori delle cementerie, una delle tante in questi anni di crisi, a conferma del fatto che non siamo più uomini, ma numeri.

 

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