Joseph Medicine Crow, addio “piuma d’aquila”
Il Wakan-Tanka, il “Grande Mistero”, è apparso a Joseph Medicine Crow. Ma non è mai portatore della fine, piuttosto dell’inizio di un nuovo lungo viaggio in cui l’uomo può trovare il vero significato dell’esistenza. Il cammino, con la manifestazione della morte terrena, è appena cominciato per Joseph Medice Crow, l’ultimo capo di guerra della tribù degli indiani Crow, spentosi all’età di 102 anni in Montana (USA) il 3 aprile 2016.
Joseph Medicine Crow non è semplicemente un nome, l’immagine di un capo indiano. E’ memoria storica di un popolo che ha radici lontane. Stanziati nelle pianure del Montana e del Dakota del Sud, i Crow, insieme ai Blackfeet, ai Sioux, ai Kiowa e ai Comanche, per citarne alcuni, rappresentano le tribù che più di ogni altre sono entrate nell’immaginario collettivo per usi, costumi e tradizioni. In questo contesto, Joseph Medice Crow, non è soltanto un appartenente ai nativi delle cosiddette “Grandi Pianure dell’America settentrionale”, ma ne è anche l’autore, colui che scrive, riscrive e racconta la storia dei Crow per tramandarla alle nuove generazioni e fare in modo che non venga perduta. Membro del clan Whistling Water, Joseph Medicine Crow venne cresciuto dai nonni in una casa di tronchi in una riserva vicino Lodge Grass (Montana). E’ lì, in quella casa, che all’età di sei anni, il nonno Yellowtail, gli insegnò l’arte dell’oratoria e del combattimento. Non solo i racconti del nonno, ma anche gli aneddoti degli anziani dell’800, convinsero sempre di più Joseph dell’importanza di conservare la memoria dei nativi. Celebre resta la narrazione da parte di un suo parente intorno alla battaglia del Little Bighorn del 1876, quando fece da esploratore al tenente colonnello George Armstrong Custer. Il giovane Joseph ascolta e abituato sin dalla infanzia a muoversi in territori ostili, mette in pratica gli insegnamenti durante la seconda guerra mondiale, quando rubò dei cavalli ad un plotone nazista. Sull’elmetto, il nostro infiltrato, aveva una piuma d’aquila. Benché il combattimento fosse la loro più grande arte, Joseph una volta affermò che <<Combattere non significava uccidere. Bensì era acume, furbizia, intelligenza, leadership e onore>>. Ottenuto il Master in antropologia nel 1939, Joseph si lanciò nell’impresa di voler unire il mondo degli indiani a quello dei bianchi, attraverso la conoscenza. Nel 2009 il presidente Obama gli conferì la medaglia per la libertà. E oggi, in quel che T.S. Eliot definiva il più crudele dei mesi, il Grande Spirito ha deciso che il capo Joseph Medice Crow era finalmente pronto per un’altra avventura.
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