Metodo Hamer: nuova vittima a Torino

Rike Geerd Hamer è un maniaco, assassino e antisemita, ex medico bandito dall’ordine tedesco e condannato in cinque paesi europei ma qualche maniaco suo pari ancora si ostina a seguire il “metodo Hamer”. Questo è quello che è successo a Torino, dove una donna di 53 anni, Marina L. è morta per un melanoma maligno, un neo, che l’ha divorata per anni fino a inondarle il cervello di metastasi e portarla alla morte. Chiunque le ha suggerito di asportare il neo, finché si era in tempo, chiunque lo avrebbe suggerito, bastava uno studente al primo anno di medicina o semplicemente sarebbe bastata una persona coscienziosa ed onesta, cosa che non è, evidentemente, la dottoressa Germana Durando, medico curante della signora torinese. La signora Durando – con difficoltà riusciamo a definirla dottoressa – è riuscita a convincere la sua vittima ad applicare il metodo Hamer per affrontare il proprio cancro. La cura prevede la somministrazione di medicine omeopatiche ed un grande lavoro psicologico, basandosi sul delirio che un cancro derivi principalmente da malessere e negatività psicologica.

metodo hamer‘Inizio ad essere preoccupata: ho paura di non riuscire a guarire il mio neo, di non capire quale sia l’origine e non ristabilire l’equilibrio psicologico che richiede la cura. Intanto lui diventa sempre più grande, si diffonde, mi divora.’ Così scriveva Marina alla dottoressa Durando in una delle tante mail ora agli atti dell’inchiesta della procura di Torino appena conclusa. Un carteggio in quietante e shockante. La “dottoressa” rispondeva: ‘Yes we can!!! Basta volerlo: prendi la 35k (medicina omeopatica n.d.r.) per tre volte al giorno e no ai sensi di colpa.’ Era il gennaio 2013, Marina sarebbe morta un anno e mezzo dopo, lasciando una figlia appena adolescente, con un neo diventato enorme e 13 metastasi al cervello. Ora la Durando è accusata di omicidio con l’aggravante della colpa con previsione e soppressione di atto pubblico per aver fatto sparire la cartella medica della sua paziente.

 

@g_gezzi

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