La tragicommedia di De Filippo al Teatro Parioli

Dal 31 marzo al 17 aprile 2016, presso il Teatro Parioli di Roma, la “Compagnia di Teatro Luigi De Filippo” mette in scena La fortuna di nascere a Napoli, una commedia in due parti, divertentissima e allo stesso tempo feroce, appartenente alla più squisita tradizione della tragicommedia napoletana. Sia la sceneggiatura che la regia sono state egregiamente curate da Luigi De Filippo, direttore artistico del Teatro Parioli, ultimo erede della stirpe dei De Filippo, famiglia di eccelsi drammaturghi e attori napoletani. Dieci personaggi divertenti e drammatici, che dimostrano al pubblico di possedere personalità poliedriche e decisamente stravaganti. La commedia narra la storia dell’eterna attesa di alcuni giovani napoletani i quali, riunitisi a cena, aspettano un amico di vecchia data, emigrato a Roma e divenuto un famoso regista, potenzialmente in grado di risolvere i loro problemi economici. I personaggi sono interpretati da dieci attori della “Compagnia di Teatro Luigi De Filippo”, e sono: Luigi De Filippo, nei panni del Professor Luigi Gonfalone, uomo saggio e dotto il quale, sebbene ami discutere di metafisica e catarsi, non disdegna un’eventuale “spintarella dall’alto” per sistemare suo figlio, Francesca Ciardiello (Annamaria), Fabiana Russo (Patrizia), Vincenzo De Luca (Geppino), Claudia Balsamo (Iaia), Giorgio Pinto (Roberto), Stefania Ventura (Vanessa), Stefania Aluzzi (Jolanda), Paolo Pietrantonio (avvocato Cuoppo), Massimo Pagano (Aniello).

Luigi De FilippoIl tema centrale della commedia è l’attesa, perenne, infinita, di questo vecchio amico che ce l’ha fatta, che è riuscito a lasciarsi alle spalle Napoli e la miseria, la fame e la disoccupazione. Napoli, la città che o la si ama, o la si odia. Napoli, la città nella quale il motto della gente comune è “tira a campare”, come diceva Edoardo Bennato in una sua vecchia canzone, ponendo sì l’accento sulla precarietà dell’esistenza nel capoluogo campano, ma elogiandone contemporaneamente la profonda umanità dei suoi abitanti. Come sostiene il saggio Professor Gonfalone, “A Napoli l’unica certezza è il dubbio”. La commedia è ambientata nell’anno 1985, un periodo molto significativo per la cultura napoletana. Alcuni artisti infatti, come Massimo Troisi, Pino Daniele, Nino D’Angelo, Edoardo Bennato, nel corso degli anni ’80, promossero l’innovazione culturale, musicale, teatrale, cinematografica di Napoli, cercando di creare una nuova immagine della città, che esulasse dallo stereotipo di “pizza, spaghetti e mandolino”.

I personaggi sono in lotta con se stessi, devono convivere ognuno con la propria frustrazione, fare i conti con i propri fallimenti e le proprie rese. Tutti hanno alzato bandiera bianca, tutti si sono dovuti accontentare di condurre una vita differente rispetto alle aspettative iniziali, tutti hanno dovuto infine abbassare il tiro. La loro esistenza diventa quindi un vero e proprio surrogato della felicità. In gioventù erano aspiranti attori, sceneggiatori, pieni di sogni da realizzare, tutti diversamente ed ugualmente anelanti a lavorare nel mondo dello spettacolo. Ad un tratto si rendono conto di essere rimasti incastrati in una vita che non gli appartiene, priva di gratificazioni, e che l’unica àncora di salvezza per uscire da questo stillicidio è Sasà, l’amico audace, colui che invece ha avuto il coraggio e la fortuna di realizzare una vita piena di successi professionali. Sperano tutti nel “colpaccio”, nell’aiuto esterno di un vecchio amico. Ma Sasà, alla fine, arriverà o non arriverà?  In questa sorta di “Aspettando Godot” napoletano, di fronte alla caduta delle illusioni, ai sogni infranti, alle promesse non mantenute, i personaggi si renderanno conto che il piacere dell’attesa non è che l’essenza della felicità?

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