Amici 15, Morgan e la macchina geniale del sacro “culto mariano”

Il giudizio di gusto, scriveva Immanuel Kant, consiste proprio nel chiamar bella una cosa soltanto per la sua proprietà di accordarsi col nostro modo di percepirla. E su questo punto, siamo tutti d’accordo. Ma talvolta accade che il nostro giudizio di gusto può attraversare un momento di crisi. Quando, ad esempio, in un programma che magari non gradiamo, vengono ospitati personaggi che rientrano nella nostra “dialettica del bello”. Prendiamo come campione, Amici 15, il programma di Maria De Filippi.

Amici Morgan

Sabato 2 aprile su Canale 5, è andato in onda il primo serale di Amici 15, in cui undici giovani concorrenti tra cantanti e ballerini si sfideranno nel corso delle settimane per aggiudicarsi il podio di uno dei talent show più seguiti della tv italiana. E fin qui, qual è la novità? Nessuna. Infatti non parleremo del successo del programma, né del vasto pubblico che da anni non perde una puntata di “Amici”. No, qui si parlerà del “lato oscuro”, di tutti coloro che, vittime di quello che definiremo “inganno mariano”, hanno seguito la trasmissione. Molti di voi non ci saranno cascati, altrettanti sì. Il motivo? Come in ogni buon piatto, sono gli ingredienti a fare la differenza e a favorire la stella Michelin allo chef di turno. Ora, se il piatto è Amici 15 e gli ingredienti sono ospiti di tutto rispetto, il paradigma è perfetto e pronto per il successo. Non sono neanche Sabrina Ferilli e Loredana Bertè a stupire con la loro presenza, poiché non nuove al culto. Ma Anna Oxa e Morgan, sì. Bastano soltanto questi due nomi a portare i profani del programma ad accendere la televisione e quindi a sintonizzarsi su Canale 5. Il movente? La curiosità, l’unica fonte di questa azione. Come tiratori scelti, camuffati nella nostra stanza per evitare frasi come “alla tua età guardi Amici, non ti vergogni?”, pronti a finire tutte le nostre cartucce sulla vittima più a tiro nel nostro mirino: Morgan.

Coloro che sono cresciuti con la musica dei Bluvertigo e che hanno sostenuto e visto in Morgan un poeta contemporaneo, in questi anni non hanno preso molto bene alcune sue scelte televisive. Questa di Amici, poi, proprio no. Perché? Osservare un’artista che, camuffandosi da giudice-opinionista, indossa l’abito che dà luogo a manifestazioni di derisione, non può non produrre sentimenti contrastanti. (Non dimentichiamoci di Roberto Angelini in veste di coach: dopo aver impiegato anni per scrollarsi di dosso l’etichetta della canzone – tomentone Gatto Matto, è bastato un attimo nello studio di Maria De Filippi per vanificare tutto il lavoro di purificazione). Ma il punto è questo: ospitare una fauna variegata, che non è solita occupare questi salotti televisivi, trascina con sé un pubblico altrettanto diverso. Ora, che il motivo sia giudicare, compatire, screditare, il risultato è che la gente guarda e l’obiettivo viene raggiunto: l’audience sale vertiginosamente.

Amici Kevin

Per poi non parlare della ciliegina sulla torta. Cosa ci fa l’immenso Kevin Spacey, attore due volte Premio Oscar, ad Amici 15? Ecco, noi vogliamo scoprirlo. E anche se Oscar Wilde era del parere che il pubblico ha un’insaziabile curiosità di conoscere tutto, tranne ciò che vale la pena conoscere, noi rispondiamo (giustificandoci) che in ogni caso, la curiosità è il motore dell’intelligenza e che quindi favorisce un pensiero critico. Cosa di cui siamo ben muniti. E lo sfruttiamo quando inaspettatamente qualcosa ci sorprende: un ballerino in studio interpreta un Caravaggio in preda alla follia e la scenografia dentro cui si muove, combinata alla musica, ci immerge nell’arte del maestro. Mentre il danzatore, con la camicia strappata e sporca di colore si muove sul palco, sul fondo della scenografia appare un dipinto particolare: la luce radente, come nei dipinti del Merisi, filtra nitidamente e andando a riflettere su un punto specifico, illumina la scena. Si tratta di una tela vivente e i ballerini (per numero e abiti) interpretano e si riferiscono alla “Vocazione di San Matteo”. È in questo momento che, all’interno di un programma composto da interpreti i quali cantano le stesse canzoni da decenni, avviene il salto di qualità inaspettato. Travolti da questa ondata di cultura, restiamo a bocca aperta. Positivamente, s’intende. Se Caravaggio va da Maria De Filippi, allora siete invitati, se non obbligati, ad andare (a questo punto) a Palazzo delle Esposizioni a Roma e godere davanti allo spettacolo della video installazione di Caravaggio Experience. Non avete scuse, stando così le cose.

La nostra personalità sociale è una creazione del pensiero altrui, scriveva Marcel Proust in Dalla parte di Swann: e cosa penseranno adesso di noi, pubblico ingenuo la cui trappola è stata tesa dalla nostra stessa curiositas? Non importa, la colpa è sempre di Ulisse e Maria regna sovrana (nessun messaggio subliminale).

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