Augusto Daolio, l’immortalità della voce

Quando si parla dei Nomadi, il primo volto che viene visualizzato nella nostra mente è quello di Augusto Daolio. Ma la conversazione non si limita alla semplice citazione di un gruppo musicale o di un immenso interprete: trascina con sé tutto un processo di trasformazione radicale che coinvolge tanto il pensiero quanto il costume di un’Italia che si apre a un differente modo di sentire e di percepire la realtà circostante. Rabbia, protesta, amore, sono queste le tematiche delle canzoni dei Nomadi che, raccontate e contestualizzate attraverso la persona di Augusto Daolio, danno vita al documentario “Augusto e i Nomadi” (2014) di Daniele Ongaro, riproposto da Rai Storia nel programma Italiani, curato e condotto da Paolo Mieli.

Augusto DaolioCorreva l’anno 1963 quando il minorenne Augusto Daolio, fu invitato dal chitarrista Franco Midili a fare un provino per il gruppo nascente. E così, il 1964 consacrò la nascita ufficiale della prima formazione dei Nomadi: Augusto Daolio, Beppe Carletti, Franco Midili, Gianni Coron e Gabriele Copellini. Con la canzone Come potete giudicar (cover di Revolution Kind di Sonny), anticiparono il movimento di ribellione giovanile e quando si entrò nel clima sessantottino, il testo divenne un inno adottato dalle prostitute, dai giovani, dai perdenti, dagli emarginati, da tutti coloro a cui la morale dell’epoca non dava voce. E Augusto, il più giovane della band, aiutava a rendere credibile ciò che cantava: “Come potete giudicar dai capelli che portiam?”. Sì, perché erano capelloni, trasandati, indossavano occhiali e camicie a fiori in pieno stile beatnik. Per la prima volta in Italia viene espresso il disagio giovanile, soprattutto nei confronti degli adulti. In quel clima politico e sociale segnato dal malessere e dal pregiudizio, le loro canzoni si tingono di queste tematiche distinguendosi da tutti gli altri gruppi dell’epoca e restando, nel corso di cinquant’anni, sempre dalla parte degli ultimi.

Augusto Daolio“Il gruppo che pensa e fa pensare”, sentenziava la stampa, dopo la svolta significativa segnata dall’ingresso di colui che viene definito il sesto componente, Francesco Guccini. I suoi testi rivoluzionari si unirono alla potenza vocale di Augusto, rendendoli immortali. Nella primavera del 1966 e la televisione cominciò a ospitarli, incuriosita anch’essa da questi giovani ribelli: sono i tempi di Cantagiro e Spettacolo ovunque. Quando Guccini propose Dio è morto, una canzone sui falsi miti e falsi dei, nonché una dichiarata critica alla società, l’opinione pubblica si spacca: mentre i media la escludono del tutto con il clamoroso boicottaggio della Rai, si manifesta un’apertura del tutto inaspettata da parte della Chiesa, merito forse di un clero nuovo e giovane. Sono anni segnati dal progresso e dallo sviluppo, anni in cui l’Autostrada del sole prende forma, con i suoi vantaggi e le sue tragedie. Guccini osserva, scrive e sferra un altro attacco, affidando Canzone per un’amica sempre a loro, ai Nomadi: è necessario parlare del lato oscuro di quella strada, dei pericoli e degli incidenti, come quello che uccise la triste protagonista della canzone.
Il documentario “Augusto e i Nomadi”, racconta sì la storia del gruppo più longevo della musica italiana dalle origini alla crisi degli anni ‘80, ma lo fa sulle note che compongono quello spartito che è la vita di Augusto Daolio. Ma quando il rumore del carro di Thanatos comincia a farsi sentire, o meglio quando la musica è finita, come cantava Jim Morrison, una vita sta per andare via. “Potrei morire anche domani perché sono fortunato e mi sento felice”, una frase breve ma intensa che Augusto sussurrò alla compagna Rosanna Fantuzzi. E quel domani giunse troppo presto. All’età di 45 anni, il suo corpo devastato da un tumore ai polmoni, abbandonò la vita. Ma il corpo non è altro che un contenitore dell’essenza, e la sua sopravvive al di là della carne. La voce, i poeti, gli artisti sono esseri che non conosco i limiti della morte, sono “condannati” all’eternità della loro gloria. E lui lo è, con la sua musica, la sua poesia e la sua pittura.

 

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