40 anni Apple: ritorno al futuro
Il 1 aprile del 1976 in un garage di Los Altos a Santa Clara, tre uomini fondarono la Apple Computers. Si trattava di Steve Wozniak, padrone di casa, Steve Jobs e Ronald Wayne, che presto si sarebbe allontanato dal progetto. Il primo computer Apple I nacque dodici mesi più tardi al costo di 666 dollari, nel 1980 ci fu l’ingresso in Borsa, nel 1984 il vero successo, con il lancio del Macintosh, apparecchio esposto al MoMa di New York e che si può ancora acquistare su Ebay a circa 2600 dollari
Sono gli albori di una storia gloriosa, anche se non priva di ombre, che ha portato la Apple a divenire uno dei marchi più conosciuti al mondo, inserendosi da outsider nel mercato informatico, inizialmente dominato da IBM e poi da Microsoft, che in quegli anni stava letteralmente esplodendo.
Il volto di Apple è per tutti quello di Steve Jobs, che tuttavia si allontanò dalla sua creatura fra il 1985 ed il 1996 per fondare Next. Fu dopo il suo ritorno che la Apple, a partire dall’inizio del nuovo millennio, divenne quel che è ora, cioè la società percepita come quella in grado di anticipare, indirizzare e persino creare il futuro. Le idee da visionario di Jobs ci hanno regalato (per modo di dire) prodotti come l’iPod, riproduttore musicale che consente di conservare migliaia di brani e l’iPhone, che ha rivoluzionato il concetto di telefono.
La morte per tumore di Jobs nel 2011 ha portato ai vertici dell’azienda Tim Cook, chiudendo un’era. La Apple resta un colosso ma ha forse ha perso un poco del suo fascino. Deve difendersi dalle accuse di elusione fiscale portate dall’Europa nei confronti dei giganti informatici, è chiamata a decidere se il diritto alla privacy vale più o meno di un’inchiesta FBI. Nuove sfide e problemi dentro al mondo in cui viviamo.