Nuove frontiere nella cura della dislessia
La dislessia è un disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo, questo disturbo è molto diffuso e si stima che in media c’è un’alunno dislessico per classe. La diagnosi definitiva di dislessia può essere fatta solo alla fine della seconda elementare, ma ci sono alcuni segnali che possono manifestarsi nel bambino già dai 4 anni. Difficoltà nella scrittura, nella lettura e a distinguere i grafemi sono gli ostacoli che un bambino dislessico deve superare, senza tener conto delle ripercussioni sulla sfera psicologica.
Grazie ai ricercatori dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma si è aperta una nuova frontiera nel trattamento della dislessia con la stimolazione celebrale non invasiva. Sperimentata per la prima volta questa tecnica ha dato notevoli risultati, dopo 6 settimane di trattamento i pazienti hanno avuto un miglioramento nella velocità e nell’accuratezza della lettura del 60%. La tecnica utilizzata è stata quella della Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta, questo tipo di terapia non è affatto invasiva e viene effettuata con il passaggio di corrente a basso voltaggio. Questa tecnica è già utilizzata su persone affette da depressione o epilessia focale e per la prima volta è stata usata con dei bambini dislessici dimostrando come la variazione dell’attività neurale dei circuiti cerebrali alterati nelle persone dislessiche porti ad un miglioramento nella lettura da parte dei pazienti. Per la precisione il miglioramento è stato di 0,3 sillabe al secondo, risultato che solitamente un bambino dislessico raggiunge in un anno. “La stimolazione cerebrale non invasiva è infatti una tecnica sicura che può portare a benefici documentati sull’efficacia e l’efficienza del trattamento in un arco di tempo molto più breve rispetto alla terapia tradizionale. Questa ricerca può quindi aprire la strada a nuove prospettive di riabilitazione della dislessia, con una sostanziale riduzione dei tempi, dei costi della terapia e del disagio per le famiglie nel dover sostenere lunghi percorsi di cura e di ridotta efficacia documentata. Va sottolineato che la tDCS non vuole sostituirsi, ma integrare la terapia logopedica tradizionale, tanto che i nostri risultati dimostrano la sua particolare efficacia in combinazione con la terapia tradizionale” questa la dichiarazione di Stefano Vicari,responsabile di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù. Lo studio è stato finanziato dal Ministero della Salute Italiano ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica Restorative, Neurology and Neuroscience.
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