Chiusa la stagione delle discipline invernali: più luci che ombre
Terminata la stagione delle discipline invernali possiamo tirare le somme ed esprimere una valutazione sui risultati dell’Italia. Prima delle olimpiadi di Sochi scrivemmo chiaramente che di medaglie se ne sarebbero viste ben poche dato che i risultati nella regular season di Coppa Del Mondo in tutte le discipline erano davvero desolanti. Infatti ad esclusione del settore alpino dello snowboard non c’era la possibilità concreta di poter portare a casa alcuna sfera di cristallo, nemmeno in quegli sport di cui, come paese, abbiamo fatto la storia. Quest’inverno abbiamo assistito ad un cambio di rotta. Certamente questo cambio è dato dal lavoro fatto negli anni scorsi in cui si è puntato sul rinnovamento e infatti i risultati sono arrivati con atleti che sono nel circuito già da un po’ ma che sono ancora giovani e fanno ben sperare per le prossime olimpiadi in Corea. La cosa più importante quando si è competitivi è che le gare diventano di colpo più divertenti e più seguite, che i tifosi tornano ad appassionarsi perchè insomma nello sport fa una bella differenza lottare per un ventesimo posto o essere sempre o quasi in lizza per il podio il tutto in previsione di una possibile vittoria a fine stagione. Allora succede che torniamo a prendere una coppa del mondo nel fondo, nello sci alpino, nel biathlon, nel boarder cross ma soprattutto nel settore maschile dello snowboard alpino dove gli azzurri fanno davvero paura modello valanga azzurra, ma forse anche di più.
SCI ALPINO- Ovviamente la notiziona della stagione 2015-16 è la prima CDM di discesa libera della storia dello sci alpino italico. Nemmeno Ghedina che è tra i più vincenti della disciplina per numero di vittorie e podi era mai riuscito a portare in Italia il trofeo, l’unico che mancava al nostro palmaresse. L’eroe sportivo dell’anno è Peter Fill che con la vittoria a Kitzbühel ha suggellato una stagione in cui è riuscito a fare ciò che agli azzurri manca da un po’: dare continuità ai risultati. Visto che è in questa direzione che i tecnici vogliono dirigere gli allenamenti e cioè la competitività su tutti i tipi di fondo nevoso attendiamo fiduciosi nuovi risultati. Oltre a Fill poi c’è Paris (6° in classifica generale con 805 punti) che se imbrocca l’annata giusta potrebbe fare sfracelli come dicono i suoi colleghi stranieri che lo considerano universalmente un fenomeno. C’è da aggiungere che a voler essere realisti potrebbero darci ancora più soddisfazioni le ragazze nel settore femminile dato che le carte d’identità nello sport contano e le azzurre, con Federica Brignone in testa, sono giovani abbastanza da farci ben sperare. Se le sorelle Fanchini si avviano a superare la trentina e Daniela Merighetti (una gladiatrice) ha lasciato l’attività (con l’ennesimo infortunio), vero è che giovanissime come la Bassino fanno venire l’acquolina in bocca per le prestazioni che offrono anche se ancora contraddittorie in quanto a risultati vista la giovane età. Ottimismo anche per il futuro di Elena Curtoni e Francesca Marsaglia che sono perfettamente in grado di fare bene in tre diverse discipline.
SCI DI FONDO- Due anni fa un competente commentatore televisivo poteva dire con tranquillità: “in questi anni lo sci di fondo in generale ha preso una strada, mentre quello italiano ne ha presa un’altra”, insomma ci saremmo dovuti rimettere in carreggiata sul serio altrimenti i successi di Di Centa, Paruzzi e soci ma soprattutto socie sarebbero passati da storia ad archeologia dello sport prima di tornare a combinare qualcosa di buono. Ebbene pare che siamo tornati e alla grande con Federico Pellegrino che già l’anno scorso si era piazzato terzo nella classifica finale delle gare sprint. Quest’anno è arrivata la conquista del titolo, anche in questo caso per la prima volta al maschile dato che al femminile ci aveva pensato la Belmondo (nel lontano ’97). Insomma anche nel fondo ci siamo svegliati ma solo per quanto riguarda una metà del cielo visto che le azzurre arrancano ancora. Di positivo nell’affermazione di Pellegrino c’è inoltre la carta d’identità che ci parla di un atleta di 25 anni con prospettive positive per il futuro, ma soprattutto la crescita dimostrata dall’azzurro anche in tecnica classica in cui non dava le stesse garanzie che nella tecnica libera. Anche in questo settore, per noi cruciale, delle discipline invernali, possiamo guardare al futuro con un moderato ottimismo.