Mille donne in me, perché leggere il nuovo libro di Loretta Goggi
Una, nessuna e centomila. Attrice, conduttrice, cantante, imitatrice, ballerina e per la seconda volta scrittrice, Loretta Goggi si guarda allo specchio nel suo nuovo testo Mille donne in me. Il riflesso è comune a tutte quelle donne che, appartenenti al mondo spettacolo e non, cercano con coscienza e determinazione il proprio posto nel mondo.
Un invito a guardarsi dentro, a viaggiare nella propria anima, un’occasione per parlare di gioie e insicurezze tutte al femminile, e di quel dono di cui ognuna è portatrice: la resilienza, la capacità di far fronte positivamente alle difficoltà dell’esistenza. Questo è Mille donne in me. Quasi duecento pagine in cui Loretta decide di confrontarsi con dodici figure femminili di grande grinta e fascino che hanno lasciato un segno nella sua vita, ispirandone passioni, scelte, amori, successi e carriera, dalla poesia di Alda Merini al coraggio della ragazza sudanese condannata per apostasia Meriam Yahia Ibrahim Ishagal, dalla regina della cosmesi Estée Lauder all’umiltà dell’atleta plurimedagliata Valentina Vezzali. La Goggi, che oggi è modello per molte, professionalmente e moralmente, svela come dietro il volto illuminato da zazzera bionda e piglio sbarazzino si nasconda da sempre una “persona in cerca di autrici”. L’autobiografia è ampliata alla sensibilità dei lettori. La penna ha la delicatezza di una carezza: è felice, calda, raffinata, piena di consapevolezza.
Loretta Goggi è Una. Perché un unicum è stata la sua figura nel panorama televisivo italiano, capace di catalizzare entro il corpo minuto tanto variegato talento sin dall’età adolescenziale – il regista Luchino Visconti disse di lei: “Datemi Loretta Goggi, ne farò una nuova Liza Minelli.” E’ Centomila. Come la miriade di imitazioni indossate nel corso delle tante edizioni di Canzonissima e i ruoli interpretati al cinema ed in tv, qui ripercorsi dal backstage. Tante le maschere professionali amate dagli spettatori ed altrettante, nell’intimo, le riflessioni di una giovane donna prodigio alle prese con la quotidianità di un successo da costruire. Come quando da ragazzina guardava il poster di Valentina di Crepax appeso in camera e ne invidiava il fascino sinuoso e misterioso di donna ribelle. Proprio lei, che sapeva trovare il suo posto sul palcoscenico tra i giganti del mondo dello spettacolo. Nessuno, infine, il suo vero modello di riferimento. Solo una miscela esplosiva di peculiarità di grandi donne e dei loro attributi (in tutti i sensi più o meno coloriti che questo termine può portare con sé) che hanno colorato la personalità unica di chi oggi, a sessantacinque anni, vive accanto al suo pubblico una nuova (non maledetta) primavera.
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