Referendum sull’acqua, la stangata del Partito Democratico
Addio al referendum sull’acqua, Sinistra ecologia e libertà insieme al Movimento cinque stelle denunciano l’ostruzionismo del Partito Democratico per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare attuativa il referendum sull’acqua pubblica del 2011.
Una storia che parte da lontano quando nel 2007 il Forum italiano dei movimenti per l’Acqua presentò un disegno di legge che oggi è al vaglio della Commissione ambiente. Dopo anni di lotte da parte dei cittadini, quella che però che si sta svolgendo oggi sembra proprio essere una battaglia al contrario, a colpi di emendamenti per vanificare l’esito referendario di cinque anni fa. Così le opposizioni, capitanate da Sel e M5S, si ribellano alla maggioranza denunciandone i dribbling, le tergiversazioni e l’ostruzionismo. Serena Pellegrino e Filiberto Zaratti (SEL) spiegano all’ANSA la querelle svoltasi in Commissione negli ultimi giorni: «L’arroganza della maggioranza è senza confini. In Commissione ambiente hanno stravolto a colpi di emendamenti la legge SI-M5S che avrebbe finalmente allineato la normativa italiana a quanto deciso dai cittadini con il referendum sull’acqua pubblica. Non si può subire inerti questo atteggiamento offensivo non solo per chi ha firmato e difeso questa legge ma, soprattutto, per milioni di elettori che hanno votato al referendum». Dello stesso avviso dal blog i 5 stelle attaccano il Governo e i parlamentari del Pd, sottolineando l’importanza della legge d’iniziativa popolare e l’impegno profuso dalla cittadinanza su un tema sensibile come l’acqua pubblica: «Il Pd vuole affossare la legge popolare sull’acqua pubblica e calpestare la volontà di 27 milioni di italiani». L’accusa viene rivolta al deputato del Pd Borghi per aver presentato un emendamento di fatto contrario allo spirito del referendum, sul blog infatti si legge: «Ha presentato un emendamento che cancella l’articolo che prevede che l’acqua sia pubblica, che la gestione dell’acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche», aggiungendo in un tweet: «Il Governo oggi vuole privatizzare l’acqua, ma nel 2011 tra i 27 mln di votanti c’era anche Renzi».
Il Partito Democratico non fa attendere la sua replica; a detta della deputata Chiara Braga (responsabile ambiente del Pd) infatti la polemica delle opposizioni sarebbe strumentale nonché priva di fondamento: «Non c’è nessuna privatizzazione, né svendita di un bene comune. Alla demagogia dei 5 stelle replichiamo con risposte chiare e trasparenti ai cittadini. L’acqua è un diritto umano universale e il nostro interesse è che sia garantito un servizio di qualità per tutti gli italiani; che ci sia un uso responsabile e sostenibile della risorsa idrica; che venga data stabilità al settore e che siano create le condizioni perché si facciano gli investimenti necessari». Dello stesso avviso, a maggior ragione, il diretto interessato Enrico Borghi (Pd), che così replica alle accuse ricevute: «Lo show allestito e premeditato di stamattina in commissione dai soliti noti personaggi mediatici del Movimento 5 Stelle dimostra che non sapendo più cosa dire nel merito i grillini la buttano, come si dice a Roma, in caciara per tentare di consolidare una leggenda metropolitana confezionata dalla Casaleggio e associati, e cioè che il Pd starebbe tradendo il referendum. Avendo votato a favore dell’emendamento Pd che all’articolo 1 sanciva inequivocabilmente la proprietà pubblica dell’acqua, grillini e SEL stanno in queste ore accreditando l’idea di un Pd traditore della volontà popolare. Nulla di più falso».
Non sarebbe tuttavia la prima volta che il Governo glissi l’esito referendario per far rientrare dalla finestra provvedimenti abrogati dalla consultazione popolare. Esempio eclatante il referendum del 1992 sul finanziamento pubblico ai partiti rispuntato poi sotto le mentite spoglie dei “rimborsi elettorali”. Illustri tentativi sono poi stati denunciati dalla stessa Corte Costituzionale che oltre a bocciare i cattivi costumi di esecutivo e parlamento, spesso ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di tali presunti provvedimenti “fantasma”. Va comunque ricordata l’importanza del referendum, unico istituto di democrazia diretta costituzionalmente riconosciuto e non a caso paventato da ogni Governo. Ultimo esempio della sciatteria con cui si trattano le consultazioni referendarie è il trattamento riservato quella prossima ventura, prevista il 17 aprile 2016 (referendum trivellazioni), anch’essa mediaticamente inesistente, strumentalmente non accorpata alle elezioni amministrative di Giugno ma comunque d’importanza strategica perché volta all’abrogazione della legge ambientale che regola le trivellazioni in mare.