Il Grillo intollerante

C’è un terreno che i politici del nostro paese praticano ormai da diversi anni con agio e disinvoltura; un luogo in cui diventano leciti, contraddizioni, turpiloqui, cinismo, menzogne perché tanto tutto questo trova un’assurda legittimazione in un luogo parallelo, che si estende nelle menti di molti cittadini: quello della distrazione e dell’indifferenza.

Nei suoi spettacoli in giro per l’Italia poteva suscitare il riso idiota degli spettatori quando lanciava strali contro «i marocchini che si ubriacano e rompono vetrine» raccomandando simpaticamente di «portarli in caserma» e di nascosto con un paio di «schiaffetti», dare una piccola lezione. Poi dal suo pulpito, nella innovativa campagna elettorale, lo abbiamo ascoltato mentre inveiva contro chi rispediva i barconi in Libia dove i campi profughi erano già particolarmente affollati senza limitare i flussi migratori provenienti dall’est e che vedeva protagonisti bulgari, polacchi e rumeni. Infine sempre con la sua consueta comica grossolanità durante un intervista aveva scherzosamente proposto di «tirare su un muro lungo tutta l’Africa e lasciarli li vent’anni» ( gli africani s’intende) e aspettare che loro ci telefonassero. A confronto, ci viene da pensare, i tavoli dei bar di periferia e di provincia sono simposi platonici. Da leader del movimento cinque stelle aveva deciso (a ragione) di non inserire nel programma il problema dell’immigrazione, non considerandolo un problema solo italiano, ma europeo. Altre volte con vaghezza imbarazzante si era dichiarato disposto ad affrontare questa bega «geopolitica» in maniera democratica, sebbene negli ultimi tempi tra epurazioni, veti assoluti e proclami intransigenti avesse dimostrato di essere ben lontano dall’assumere un comportamento democratico. Era anche desideroso di non abbandonare la questione alla xenofobia leghista ma ha finito per rivelare una convergenza.

Ma veniamo all’ultima, indifendibile, quanto inopportuna, decisione presa dal comico genovese insieme al fido collaboratore, nonché ideologo del movimento. Ci risulta arduo comprendere dopo quanto è successo nel mare di Lampedusa come entrambi abbiano potuto «censurare» l’emendamento proposto da due dei loro parlamentari Maurizio Bucarella e Andrea Cioffi e poi votato da un’insolita maggioranza composta da Sel, Lista Civica, Pd e qualche dissidente del Pdl.
L’emendamento contestato recita così: chi trova una persona in mezzo al mare può soccorrerla senza rischiare di commettere reato.
Forse Grillo ignora quali conflitti abbiano provato i soccorritori che pur sapendo di violare la legge si sono comunque prodigati nel salvare le molte persone che sarebbero altrimenti annegate. Forse privo di qualsiasi umanità ignora quanto ha scritto su La Repubblica Concita De Gregorio: «È la legge del mare. È la legge di Dio. È la legge degli uomini da prima che ogni legge sia mai stata scritta. Salvare un uomo in mare […] Provate solo ad immaginare che succeda a voi. Siete in barca, vedete qualcuno che sta annegando e che vi chiede aiuto. Un ragazzo, una donna che annega a pochi metri da voi. Sareste capaci di lasciarlo morire sotto i vostri occhi?»
Non contento di questo disumano scivolone ha ribadito, dichiarandone il sotteso calcolo politico, che se «durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, presente in paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico».
Chiosare quest’ultima rivelazione appare superfluo; perché come ricorda il poeta di fonte a certi argomenti «anche Sherazade non può più nulla»

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