Correggio e Parmigianino a Roma: il trionfo dell’arte parmense
Il secolo che ha dato i natali a capolavori come gli affreschi della Genesi di Michelangelo e la Trasfigurazione di Raffaello rivive attraverso un percorso espositivo originale e dalle mille sfumature. Dal 12 marzo al 26 giugno, tra pareti scure e vedute mozzafiato romane delle Scuderie del Quirinale, si afferma Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento, la mostra curata di David Ekserdijian e dedicata ai pittori che hanno reso Parma uno dei centri propulsori dell’arte italiana e non solo.
Oltre 40 dipinti e altrettanti numerosi disegni esposti e divisi per genere, un viaggio cromatico in divenire alla scoperta di opere d’arte suggestive e dal sapore autentico, che pongono l’accento tanto sulle differenze tra i due pittori, quanto sull’influenza che essi hanno avuto nella storia dell’arte cinquecentesca e seicentesca.
Se, da una parte, l’arte di Antonio Allegri, detto il Correggio, si veste di una forte carica emotiva e di una grazia quasi innaturale, attraverso raffigurazioni a tema religioso e mitologico – tele di squisito gusto e raffinatezza come Riposo durante la fuga in Egitto, Adorazione dei Pastori (La Notte), Noli me tangere, Educazione di Amore e Danae (quest’ultima facente parte del ciclo pittorico Gli Amori di Giove, commissionato dal Duca di Mantova, Federico II Gonzaga, per Carlo V di Spagna e ultimo dono del maestro emiliano al mondo) ne costituiscono un valido esempio – dall’altra Francesco Mazzola, detto il Parmigianino, in virtù di una produzione artistica varia e di uno spiccato talento per il disegno, sceglie di mettere in risalto le sue doti di ritrattista e di esponente della corrente manierista.
Ed è proprio in capolavori come lo Sposalizio della Vergine, la Madonna di San Zaccaria, la Conversione di Saulo, il Ritratto di Lorenzo Cybo, la Schiava Turca e le più mature Antea e Lucrezia, che l’artista di Parma infonde tutto il suo estro, reinterpretando la lezione raffaellesca e concentrandosi sulla resa di figure plastiche e dalle espressioni palpabili, in un turbinio di emozioni e di mistero, dove tutto è possibile e nulla è concesso. Ad arricchire ulteriormente l’evento espositivo, una selezione di quadri eseguiti di Michelangelo Anselmi, Francesco Maria Rondani, Girolamo Mazzola Bedoli e Giorgio Gandini del Grano, quattro artisti talentuosi e meno celebri di Correggio e Parmigianino che, con le loro opere, hanno contribuito a rendere unica e inimitabile la cosiddetta Scuola emiliana, punto di partenza di grandi pittori come Agostino e Annibale Carracci. Tra sinuosi soggetti dalla pelle di alabastro e disegni dai toni vibranti e dinamici, si chiude Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento, un percorso inedito e originale, atteso da chi, per mestiere o per passione, guarda all’arte rinascimentale italiana con orgoglio e profonda ammirazione.
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