Voto in Germania, avanza la destra xenofoba e anti-euro

Una giornata da dimenticare per la cancelliera Angela Merkel: il voto in Germania nelle tre regioni di Renania-Palatinato, Baden-Württemberg e Sassonia-Anhalt ha visto trionfare l’Alternative für Deutschland (Afd), il partito della destra populista e anti-immigrati. In gioco c’era la scelta dei nuovi parlamenti regionali, ma alla luce degli ultimi importanti fatti internazionali il voto è diventato un vero e proprio referendum sulle politiche della Merkel. Per il partito della cancelliera è un vero e proprio schiaffo morale: il Cdu è crollato anche nella regione del Baden-Württemberg, considerata una delle sue roccaforti. Con il 24% dei voti all’Afd nella Sassonia-Anhalt vacillano gli equilibri dei partiti, storicamente abbastanza stabili.

Non da meno il risultato nelle altre due regioni in cui si è votato: all’Afd è andato il 15,1% nella regione di Baden-Württemberg e il 12,4 in Renania-Palatinato. Non è difficile capire che un peso determinante ha avuto la questione dei migranti. Il voto in Germania, da subito visto come un test per il governo in carica, sembra così assestare un duro colpo alla politica di accoglienza voluta dalla Merkel, che nel 2015 ha aperto le porte del Paese ai profughi respingendo l’ipotesi di un tetto-limite e accogliendo oltre un milione di persone. Col voto in Germania di domenica i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi per la prima volta dopo il via libera della Merkel all’accoglienza, e il risultato non sembra essere dei più incoraggianti per la cancelliera.

Test fallito insomma, ma nei prossimi mesi sarà cruciale per tutti riuscire a leggere dei risultati che appaiono estremamente complessi e sfaccettati. Quel che è certo è che per il momento il successo dell’Afd sembra tutt’altro che transitorio, e mostra una nazione profondamente divisa, dove nella parte est la destra euroscettica e populista raccoglie molti più consensi che altrove. Il risultato del voto in Germania è destinato perciò, paradossalmente, a creare instabilità politica in un Paese che della stabilità ha fatto un mantra, almeno fino ad ora.

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