Assemblea Generale, il mondo dopo il 2015, III parte

round-table-immigrazioneIl mondo nel 2015 dimostrerà una maggiore attenzione al disarmo e alla sicurezza internazionale, vedrà la soluzione della crisi in diverse zone di conflitto e una nuova gestione dell’immigrazione improntata alla tutela dei diritti umani. Questo secondo gli auspici della sessantottesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, appena volta al temine.

La Siria e l’uso illegittimo di armi di distruzione di massa sui civili ha rappresentato la questione più urgente in seno Assemblea Generale. I leader di tutto il mondo hanno invocato una soluzione pacifica e la transizione verso un Stato democratico che non dia adito ad alcuna ambiguità riguardo all’utilizzo di armi chimiche.
Il Ministro degli Esteri Siriano, ha, prevedibilmente, offerto una diversa prospettiva della crisi in corso nel proprio Paese. Ha interpretato le politiche perpetrate dai Paesi esteri nei confronti della Siria come «aggressive» e «ipocrite», basate su un «pretesto di intervento umanitario». Secondo Walid Al-Moulaem, le nazioni a favore di un intervento sarebbero le stesse ad aver fomentato il terrorismo.
Ha, inoltre, occupato una posizione centrale nel dibattito la minaccia nucleare da parte dell’Iran. Benjamin Netanyhau ha sottolineato come sia essenziale non allentare le pressioni nei confronti di un regime che ha «ripetutamente promesso di cancellare Israele dalle mappe». Ha anche aggiunto che Israele è in cerca di un compromesso dove poter vivere fianco a fianco con una demilitarizzata Palestina, ma che questo richiede delle concessioni dolorose da entrambe le parti.
La Commissione per i Diritti della Palestina ha, a sua volta, salutato con soddisfazione la ripresa dei negoziati, ma espresso preoccupazione per le attività di insediamento Israeliane che, si legge nel rapporto, potrebbero minacciare i negoziati. Il 24 Settembre anche il Presidente Obama aveva rinnovato il proprio impegno nel risolvere il conflitto Israelo-Palestinese e ribadito come gli Stati Uniti siano a favore di una soluzione che ripristini i confini del 1967 attraverso delle concordate cessioni di territorio.

Il forum ha rappresentato anche l’occasione per l’approvazione della Dichiarazione dell’Assemblea Generale sulla Migrazione Internazionale e lo Sviluppo. Il Segretario Generale Ban Ki-moon ha delineato, a questo proposito, un programma con lo scopo di «far funzionare la migrazione», con particolare attenzione nei confronti della tutela dei diritti umani e dell’eliminazione dello sfruttamento degli immigrati. Il Presidente John Ashe ha ricordato come il volto dell’immigrazione sia cambiato negli ultimi anni, per via di un maggiore flusso migratorio da parte del Sud del mondo e per i nuovi trend in Europa. Ha aggiunto: «Una migrazione ben gestita reduce la povertà e contribuisce allo sviluppo. È un tema che occupa un posto centrale nell’agenda post 2015. Il cambiamento non è mai semplice. Richiede pazienza, perseveranza e un impegno a vivere in modo pacifico».
Il dibattito ha trattato la dolorosa vicenda del naufragio di migranti a Lampedusa, che ha contato oltre cento morti e altrettanti dispersi. L’Italia ha fatto appello a tutta la comunità internazionale per la soluzione dei problemi relativi all’immigrazione e sollecitato una maggiore cooperazione per combattere l’immigrazione illegale.

Il meeting non poteva prescindere dall’affrontare anche il tema della povertà. Il Ministro degli Affari Esteri in Canada ha respinto con forza la «nozione perniciosa» che la dignità umana possa essere «fatta a pezzi, compartimentata o compromessa», essendo inammissibile, in una società pluralista, proteggere alcuni diritti umani e determinate libertà ed infrangerne altre.
Ha aggiunto con forza che «ai miliardi di individui che soffrono la fame, o non hanno accesso all’acqua pulita, o sono esiliati o non sanno leggere o scrivere non importa quanti membri seggano nel Consiglio di Sicurezza». A coloro i quali domandano quali interessi abbiamo al di fuori dei nostri confini, John Baird ha risposto che «l’interesse consiste in una comunità condivisa; il nostro interesse giace nella dignità del genere umano».

Assemblea Generale, il mondo dopo il 2015

Assemblea Generale, il mondo dopo il 2015, II parte

Claudia Pellicano

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