Uman Foundation, cambiamento per superare la crisi

  “La migliore impresa per sostenere l’impresa sociale migliore”: è questo lo slogan di Uman Foundation, nata nel marzo 2012 al fine di diffondere un capitalismo che possa essere definito “umano”. Nella giornata di ieri, presso la sede di Viale Pola 12 dell’Università LUISS Guido Carli, si è svolto il

secondo Annual Meeting dell’associazione. L’evento ha riunito numerose persone importanti in ambito politico ed economico. Le tematiche analizzate sono risultate così stimolanti, che la conferenza si è protratta per ben  cinque ore, dalle 15 alle 20. Insomma, c’è mancato poco che la LUISS “cacciasse a pedate” ospiti e giornalisti, ma ciò che è emerso fa si che ne sia valsa la pena. La conferenza è stata aperta dal giornalista Dario Laruffa che, in questa occasione, ha svolto il ruolo di presentatore dell’evento. A seguire una breve introduzione del rettore della LUISS, Massimo Egidi. A questo punto la parola era d’obbligo per Giovanna Melandri, presidente della Uman Foudation. Spiegare in poche parole il lavoro che c’è dietro un’impresa del genere non è facile, ma, allo stesso tempo, essenziale: “Uman Foundation è un misto di culture, un gruppo di persone che tre anni fa si sono interrogati sulle sorti del potere, un team di ragazzi pieni di passione, uniti da un’idea”, L’idea è quella di creare un’impresa che sia una via di mezzo tra un’organizzazione no profit ed un’azienda capitalistica, un ibrido, o, come definita da Benedetto XVI,”una terra di mezzo”. La proposta è buona e l’impegno è tanto, ma “servono nuovi sentieri per uno sviluppo fuori dagli schemi”. I Social Impact Bonds sono uno strumento finanziario innovativo, nonché esempio concreto di interventi in cui il settore pubblico indirizza, mentre i privati finanziano: vale la pena scommettere?

Stiamo parlando, senza dubbio, di un nuovo movimento di portata globale ma, se si analizza la situazione dell’Italia, ciò che emerge è l’inadeguatezza delle leggi del nostro Paese in tale ambito. Modificare la Legge n.155, sciogliere l’IVA ed estendere i benefici delle start up anche alle imprese sociali: questi gli step di base per non perdere la corsa. Il Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Sebastiano Maffettone, ha affermato: “lo Stato è un secchio bucato che perde troppo liquido nel suo trasporto. Le imprese sociali devono essere finanziate tramite Social Impact Bond. È un nuovo modo di fare welfare”. Nel corso della conferenza, poi, è intervenuto anche David Held, professore di Politica e Relazioni Internazionali alla Durham University,che ha parlato di leadership europea. Ronald Cohen, coordinatore della Taskforce del G8, ha fatto la sua apparizione tramite web-cam., sottolineando come la differenza tra ricchi e poveri aumenti con il crescere del mercato e come il capitalismo abbia “girato le spalle” ad una parte della popolazione. A rimarcare l’importanza del contributo dei privati, là dove lo Stato non riesce ad arrivare, è John Podesta, presidente del Center For America Progress.

Il succedersi delle tavole rotonde non ha fatto che alimentare il dibattito tra i vari ospiti, pronti a mettersi in gioco. Se l’Amministratore Delegato della Enel Green Power, Francesco Starace,  esprime un proprio punto di vista: “sono d’accordo che il mercato non è l’oracolo di Delfi, ma sta iniziando a capire”. Dall’altro lato del tavolo il Presidente della Commissione Ambiente  Ermete Realacci afferma più  fermamente: “il cambiamento è l’elemento per superare la crisi”. Il Ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, rinforza: “Ogni soldo deve essere speso bene”. Letizia Moratti sentenzia: “con le leggi attuali non si stimolano gli investimenti”. L’ultimo intervento spetta al Ministro del Lavoro Enrico Giovannini: “se un’economia non è civile, è incivile e noi non la vogliamo”. Due importanti novità da segnarsi. La prima è che, come ci spiega uno dei membri fondatori, Roberto Galimberti,dal primo gennaio la scritta “Uman Foundation” acquisterà una “H” davanti, per pure questioni di marketing, ma l’impegno e gli obiettivi rimarranno quelli di sempre. La seconda è il MHUSE (Master Human for Entrepreneurship), per insegnare ai piccoli imprenditori sociali come trasformare la loro impresa in una buona impresa. Ed eccoci di nuovo al punto di inizio.

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