Nelle sale il film su Lady Diana

 Da oggi nelle sale italiane il biopic su Lady Diana diretto da Oliver Hirschbiegel (candidato all’Oscar per La caduta) e interpretato dall’attrice inglese Naomi Watts. Dopo aver raccontato l’icona del male Adolf Hitler nel film La caduta, il regista sceglie di raccontare un’altra icona, questa volta pop, ma anche lei prigioniera del suo bunker.

È Diana Spencer, la pricipessa del Galles, la moglie di Carlo d’Inghiterra, la giovane ragazza sprovveduta che è stata capace di diventare la donna più famosa del mondo. Tante sono state le chiacchiere e le curiosità sul suo conto fino alle varie teorie complottistiche e all’inchiesta sulla sua morte (Diana morì il 31 agosto 1997 a seguito di un fatale incidente stradale presso il Pont de l’Alma a Parigi). Proprio per questo un film difficile che affronta un personaggio complesso e contraddittorio. Per farlo il regista insieme allo sceneggiatore Stephen Jeffreys (apprezzato drammaturgo) si è documentato ampiamente leggendo libri e articoli su diversi aspetti della sua vita (tra questi: Diana: l’ultimo amore segreto della principessa triste di Kate Snell e Diana di Sarah Bradford) e allo stesso tempo l’attrice Naomi Watts ha studiato attentamente il personaggio, per riportare sullo schermo la postura, ma soprattutto la voce e il suo accento aristocratico. {ads1} Il risultato è un film che si concentra sugli ultimi due anni della vita di Diana (1995-1997) e sulla storia d’amore tra la principessa e il cardiochirurgo Hasnat Khan (Naveen Andrews, noto al pubblico per i suoi ruoli nel film Il paziente inglese e nella serie tv Lost) che le ha permesso di impegnarsi con successo in campo umanitario. Così non si vede mai la Famiglia Reale (né il principe Carlo, né la Regina Elisabetta, per brevissimo tempo si vedono solo i due figli William e Harry che si allontanano su un elicottero salutando la madre), né si vede il fatale incidente, ma si vede soprattutto una storia d’amore. Insomma un melodramma che racconta “la storia segreta di Lady D” (come da sottotitolo). Al centro una principessa triste che si aggira nella prigione di Kensington Palace, sola e circondata da fotografi e paparazzi, capace di amare milioni di persone, ma incapace di ricevere amore. Una principessa debole e fragile, ma allo stesso tempo anche combattiva. Ai margini si vede l’impegno umanitario di Diana: la campagna di sensibilizzazione sulle vittime delle mine di terra o il galà di beneficienza dell’Istituto di ricerca cardiaca Victor Chang a Sidney. E qualche scena rimasta nella storia come la famosa intervista che Diana rilasciò a Martin Bashir per il programma Panorama della Bbc in cui dichiarò: “eravamo in tre nel mio matrimonio, un po’ troppo affollato” (riferendosi a Camilla) o il soggiorno in barca con Dodi Al Fayed al largo delle coste della Sardegna. Gli inglesi hanno già stroncato il film definendolo “disastroso” e “terribile”, si vedrà che effetto farà in Italia.

 

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