Cracco denunciato per un piccione
Durante la puntata di MasterChef 5 Italia del 14 Gennaio scorso, lo stellato Carlo Cracco ha deliziato i concorrenti con la preparazione di un piccione. Il piatto gourmet denominato “Piccione a modo mio” prevede, oltre all’incriminato pennuto, nespole, rape bianche con succo di peperoni, barba del frate e prezzemolo. Insomma una vera e propria prelibatezza per il palato, con tutti i crismi del piatto di classe da grande ristorante stellato.
Il crimine presunto, mosso dall’Aidaa (associazione italiana difesa animali ed ambiente) nei confronti dello chef, come spiega il presidente Lorenzo Croce, è quello di aver usato un piccione selvatico, animale protetto dalla norma 147/2009 della comunità europea a tutela della fauna selvatica. Alla succitata denuncia si aggiunge anche l’accusa di “istigazione a delinquere” per aver diffuso una pratica illegale servendosi di un mezzo di comunicazione di massa, incitando, quindi, i telespettatori ad emulare il presunto crimine. Resta da capire, in merito alla legittimità della denuncia, se il piccione avesse origine selvatica o fosse un animale d’allevamento. La normativa in questione, infatti, pare faccia un netto distinguo tra l’animale selvatico, degno di protezione, da quello d’allevamento, il cui unico scopo sarebbe la cottura e la tavola di un prestigioso ristornate modaiolo. Sembra difficile pensare come un esperto e noto professionista come Cracco abbia potuto avere una condotta così negligente, al cospetto di un pubblico vasto e di qualità, orami, come quello che da anni segue la famosa trasmissione culinaria. Appare scontato che la storia abbia generato un turbinio di polemiche e critiche a favore dell’una o dell’altra parte, come da anni ormai , lo scontro tra animalisti e non, tra vegani, vegetariani e carnivori è oggetto di discussioni, assolutismi ed accesi contrasti. Allo stesso modo sembra ovvia anche una strumentalizzazione da parte dell’Aidaa di colpire un simbolo della cucina tout court , con lo scopo di avere maggiore visibilità e rilevanza sociale e mediatica. A chi scrive sorge spontanea qualche legittima domanda: sarebbe stata impugnata una denuncia qualora il piatto incriminato ed illegale non fosse stato cucinato dallo chef Cracco? Perché, qualora corrispondesse a verità, non si sia già provveduto ad indagare in tanti altri ristoranti di prestigio, meno catodici e famosi, verificando la legalità degli esercizi?
Che la battagli tra animalisti, vegani, vegetariani e carnivori prosegua sul terreno della coerenza, della legalità e di un minimo di rispetto reciproco