Dzeko ma come hai fatto? Gli errori clamorosi nel calcio

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Dzeko si dispera (e fa disperare)

Dzeko, ancora lui. Non si pensi che ce l’abbiamo con lui. Ma l’errore clamoroso contro il Palermo noi, appassionati di sfighe e di sbagli clamorosi, non possiamo non sottolinearlo. Diciamo subito, per completezza e giustizia, che due minuti dopo ha segnato, scagliando con (ovvia) rabbia il pallone in rete, e nel finale con un imperioso stacco di testa ha realizzato la sua prima doppietta italiana. Ma quell’errore resta indimenticabile, incancellabile….incredibile! Descriviamo l’azione. Dopo un batti e ribatti in area il pallone arriva a Maicon che appoggia, non si sa quanto volontariamente, al lato opposto dell’area dove c’è lui, Dzeko, tutto solo, con la porta vuota. C’è massimo un paio di metri tra lui e la riga di porta, tutti si preparano ad esultare, basta inciamparci sopra, basta farsela rintuzzare addosso, basta toccarla con la punta e la palla entra. Semplicissimo, un gioco da ragazzi. Invece Dzeko, il nostro eroe, decide che una palla che arriva da destra e che va appoggiata in avanti, con lo stinco, la punta del piede, il ginocchio, col “piattone”, in qualunque modo, va calciata con l’interno del piede destro, come se se la stesse palleggiando con Maicon, la palla rimbalza sul suo  piedone tutt’altro che fatato ed invece che andare placidamente in porta attraversa tutta l’area nel senso opposto, uscendo anche di parecchio. Cosa che era estremamente più difficile del segnare. Dall’Olimpico si alza un urlo, ma non un urlo di vittoria o di esultanza. Un grido di dolore. Perché è impossibile. Perché il tifoso può anche in qualche modo farsi una ragione che l’uomo comprato l’estate scorsa per rinfocolare i sogni di scudetto dei giallorossi sia meno campione di quel che si pensava, ma una cosa così non la può sbagliare nessuno. Ed infatti in quei due minuti, tra il clamoroso errore ed il goal che poi realizza, i social si scatenano: ”ma questo lo segnava pure mia nonna!”, “Ma questo lo faceva anche mio figlio di tre anni!”, “Ma non è possibile se l’è venduta!” . Perché è più consolatorio pensare che lo abbia fatto apposta piuttosto che pensare che lo abbia sbagliato veramente. La faccia di Dzeko però testimonia la sua onestà sportiva. Perché resta attonito, abbraccia il palo ed il suo sguardo è così triste che si desidererebbe che il palo lo ricambiasse. I compagni, gli avversari e perfino gli arbitri si guardano storditi. Gli occhi di Maicon che gli aveva offerto quello zuccherino da appoggiare e basta dicono tutto. Ma come ha fatto?

 

Come abbiam ricordato Dzeko poi si è ripreso segnando due volte e ridando speranza ai suoi sconvolti sostenitori, ma c’è chi dagli errori non si è ripreso più, ci sono state carriere rovinate dai goal sbagliati. Nell’estate del 1985 la Juventus ha due bomber di ottimo livello. Aldo Serena e Briaschi. Ne acquista uno nuovo, un giovane che si è fatto notare nell’ Atalanta. Marco Pacione. Capocannoniere in serie B e principale artefice della promozione degli orobici nel primo anno di serie A segna solamente 5 goal, ma si fa comunque notare e la Juve lo acquista. In quello squadrone Pacione ha ovviamente poco spazio, ma è stato preso per farlo crescere imparando dai campioni. Succede però che in Coppa dei Campioni (ancora si chiamava così) nei quarti di finale la Juve affronti il Barcellona ed ambedue i suoi due bomber non possono giocare. Tocca a Pacione. La grande occasione. A saperlo Pacione si sarebbe dato malato perché resterà la peggior serata della sua carriera sportiva. Sbaglia tre goal, il primo, e più clamoroso è un liscio, a due metri dalla linea, invece che toccarla in rete la tocca di stinco e la palla finisce fuori. Da quel momento in poi non ne azzecca più una. Ha una nuova occasione, arriva un cross dalla destra, è di nuovo a due metri dalla porta, ha il portiere di fronte ed è marcato, ma se la toccasse… però non la tocca, liscia nuovamente e nel filmato si può vedere Platini che alza le braccia al cielo disperato. Ma ha anche una terza occasione, forse meno clamorosa delle altre, Boniek se ne va sempre sulla destra e serve un cross in area dove Pacione, puntualmente, arriva in lieve ritardo, lisciando ancora per la disperazione dei bianconeri. Risultato finale 1-1 e Juve eliminata. Pacione sparisce per giorni. Lo mandano a casa del compagno di squadra Bonetti per non lasciarlo solo. Viene talmente linciato da stampa e tifosi che perfino i  giocatori del Torino spendono buone parole per lui. La società gli rinnova la fiducia ma a fine stagione lo vende al Verona. Dove Pacione segnò una doppietta, proprio alla Juve! Ancora oggi il mancato bomber non risponde alle domande su quella maledetta partita dicendo che preferisce dimenticarla e che comunque secondo lui di vero errore ne fece solo uno. A noi spettatori l’arduo compito di stabilire quale, secondo lui, fu l’errore, e, sopratutto, stabilire allora gli altri cosa erano.

 

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Un Mauri attonito

Sbaglio incredibile ed anche inspiegabile anche quello di Stefano Mauri della Lazio nel 2010 ad Udine, a pochi minuti dalla fine le squadre sono in parità. Un cross viene appoggiato di testa da Floccari verso il centro dell’area dove accorre il capitano biancoceleste. In questo caso non è un vero e proprio errore, perché Mauri non sbaglia il tiro, non tira proprio. Ha l’occasione, è ad un metro dal portiere, potrebbe tirare forte, potrebbe piazzarla, potrebbe fare un pallonetto, ma non fa nulla di tutto ciò. S’affloscia. Senza una vera ragione, senza che nessuno lo tocchi invece di tirare cade. Forse in preda all’indecisione il cervello è andato in tilt e all’indecisione si è arreso, gettandosi a terra, si è finto morto come un armadillo. Sembra quasi ci sia una mano invisibile che gli ghermisce la caviglia.
Un errore strabiliante lo fece Goran Pandev, talento mai sbocciato definitivamente. Fece un errore da far strabuzzare gli occhi contro il Cesena. Maggio se ne va sulla fascia, entra in area e serve un pallone a Pandev che solo soletto deve appoggiare nella porta vuota. Ma tira sulla traversa. C’è poi un caso unico.

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L’amichevole rapporto tra Balotelli e Mancini

Come è unico il suo autore. Mario Balotelli. La partita è un’amichevole, col Los Angeles Galaxy, Mario milita nel Manchester City nella stagione che doveva essere quella della sua definitiva consacrazione. Ma Balotelli si sa, è un mattacchione, ed è l’unico che l’errore lo fa…quasi volontariamente. Per fare il buffone, per divertire. Ma è un po’ tirare il rigore a cucchiaio e farselo parare. Anzi forse è peggio. Perché gli arriva un pallone estremamente invitante al centro dell’area, potrebbe calciare, potrebbe tentare di aggirare il portiere. Ma lui fa la cosa più stupida di tutte, si gira di schiena, tira di tacco e la palla esce. Mancini, all’epoca allenatore dei Citizens, con la sua proverbiale calma, lo comincia ad insultare e lo sostituisce immediatamente. Crediamo anche perché il gesto di Balotelli avrebbe voluto irretire gli avversari, cosa che non si fa, non è bella e non è elegante. E mentre per Dzeko, per Pacione e perfino per il buon Pandev sentiamo un piccolo moto di solidarietà che ti fa pure pensare “Però poveraccio…”, per Supermario non può che far esclamare: ma che imbecille!

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