Alfano indagato per abuso d’ufficio, quel trasferimento sbagliato
Nel giorno del sì al Senato alle unioni civili zoppe, senza stepchild adoption, il ministro dell’Interno Angelino Alfano sceglie di celebrare la sua vittoria politica con un epitaffio che rimarrà alla memoria di tutte le future puerpere del Bel Paese: «Abbiamo impedito una rivoluzione contro natura e antropologica, credo sia stato un nostro risultato».
Un’uscita infelice che stampa e telegiornali non hanno fatto a meno di riprendere a sottolineare la caratura di un ministro tanto abile quant’è la sua capacità di inimicarsi destra, sinistra e centro tutto in un solo mandato. Ma il Nuovo Centro Destra di cui Alfano è leader pesa e continua a pesare sul morale pusillanime del Partito Democratico che a conti fatti festeggia le spoglie dei diritti delle minoranze. In questo clima di dichiarazioni, controdichiarazioni e di scarica barili si inserisce una notizia che farà felici i molti che hanno a cuore la spettabilità del Viminale: il Ministro dell’interno, Angelino Alfano è stato iscritto al registro degli indagati per abuso d’ufficio. Nulla di nuovo se guardiamo alla storia politica delle nostre istituzioni, nulla di preoccupante se pensiamo che per ora si è ancora alla fase d’indagine, ma la vicenda merita comunque di essere ricostruita. È la vigilia di Natale e come nelle migliori Christmas Carol i protagonisti non possono che essere attori dai profili sui generis: un ministro dell’Interno, un senatore PD, Vladimiro Crisafulli, l’ex presidente di una piccola università di Enna, Cataldo Salerno, e un povero prefetto, Fernando Guida. Fernando Guida, arrivato in Sicilia nel gennaio del 2014, meno di due anni prima, da diligente uomo dello Stato era intento al commissariamento della fondazione Kore, che designa il presidente dell’omonima università cittadina. Commissariamento che arriva il 1 febbraio 2016 dopo un’accesa resistenza del senatore Vladimiro Crisafulli, noto per i suoi sfoghi sopra le righe e che sulla vicenda dichiarava: «Chi vuole commissariare Kore è un bandito, chiaro?». Sfogo che non sembra essere rimasto inascoltato né dal Ministro dell’Interno, né dal suo entourage infatti proprio all’indomani del commissariamento, il 18 dicembre 2015, il prefetto Fernando Guida verrà trasferito da Enna a Isernia, appena cinque giorni dopo aver avviato il commissariamento. Una presenza, quella del prefetto, di meno di due anni sul territorio ennese e quel trasferimento lampo ha insospettito la procura di Roma che annovera tra gli indagati tutti i sovracitati, includendovi il viceministro dell’interno Filippo Bubbico e il segretario particolare del ministro, Ugo Malagnino.
La vicenda pone molti interrogativi in una terra, quella Siciliana, dove si arriva addirittura al commissariamento di un’università privata gestita da omonima fondazione per un milione di euro e conti poco in ordine. L’ingerenza del ministro Alfano, nel suo naturale bacino elettorale, fa pensare e sollecita tanti perché, che verranno si spera chiariti dalla procura. Per ora sarà bene ricordare le parole dell’ex procuratore di Enna, Calogero Ferrotti, che non ha risparmiato perplessità sulla vicenda: «L’allontanamento di Guida è un vero sfregio al tessuto vivo di questo territorio. Fin dal suo insediamento aveva dato l’immagine autorevole della presenza dello Stato, in una terra difficile. Al radicamento di questi principi basilari alcune forze, da tempo, si dimostrano invece indifferenti, se non addirittura avverse. Sono stati posti aperti tentativi di bloccare un’indagine della magistratura e di delegittimare con una denuncia fatti inesistenti contro chi stava conducendo quelle indagini nel pieno rispetto delle regole e senza alcun clamore mediatico».
@FedericaGubinel