L’Istituto ISTAT si aggiorna. Da ora in avanti non ci si affiderà più solamente alle decennali interviste per analizzare i cambiamenti in atto nei comportamenti degli italiani. Durante un’audizione in commissione per la qualità dell’informazione statistica, il presidente Giorgio Alleva ha infatti annunciato un cambiamento che “rappresenta una delle linee strategiche del mio mandato e del processo di modernizzazione dell’Istat che, proprio in questi giorni, sta vedendo la luce (…) L’integrazione permetterà di differenziare per «sotto-popolazioni, senza costi addizionali e riducendo la pressione statistica sui rispondenti “.

Parliamo dei Big Data, cioè i flussi di informazione che transitano attraverso la rete. Dai dati delle carte di credito alle nostre ricerche su Google, dal traffico autostradale agli scontrini dei supermercati, questi ed altri elementi affiancheranno i metodi tradizionali per fornire all’ISTAT un quadro costantemente aggiornato delle nostre abitudini. Si tratta di un modello già sperimentato in questi anni dai paesi all’avanguardia nello studio sui Big Data, dagli Stati Uniti al Nord Europa. La World Bank sta da tempo elaborando tali informazioni allo scopo di studiare il sistema migliore di intervenire nei paesi in via di sviluppo.

Restano naturalmente aperti i dubbi relativi alla privacy, d’altra parte in un mondo sempre connesso, imperanti i social network, la nostra vita è costantemente monitorata ed analizzata. Il computer conosce i nostri desideri e le nostre preferenze, la sfida per l’ISTAT è ora quella di raccogliere questo imponente ed eterogeneo volume di dati per utilizzarlo nel modo più funzionale ed efficiente.