Bioprinting: stampare un naso o fotocopiare un volto in 3D
Che la tecnologia avesse fatto passi da gigante ce ne eravamo accorti, ma non eravamo proprio arrivati a pensare che fosse possibile stampare un naso e invece l’Eth di Zurigo (Eidgenössische Technische Hochschule) è riuscita a crearne uno grazie a macchine di bioprinting.
Prelevando una porzione di tessuto ottenuta dalla cartilagine del ginocchio di un paziente, le cellule sono state isolate, facendole crescere in vitro per poi mixarle con dei biopolimeri: questo ha costituito il materiale di stampa. È stato quindi elaborato un profilo tridimensionale dal computer che ha trasmesso le informazioni necessarie ad una biostampante 3D, chiamata Cartilage Engineering and Regeneration Group e costituita da 8 siringhe, ognuna contenente una sospensione diversa che è stata iniettata durante la stampa. Detto, fatto: nel giro di 16 minuti è stato creato il naso (qui un video). La scoperta sostanziale è che queste cartilagini sono in grado di crescere di pari passo con il corpo del paziente in quanto, una volta effettuto il trapianto, il biopolimero si degrada lasciando solo la cartilagine, che peraltro diventa un tutt’uno con quella già esistente, permettendo così di ridurre i rischi di rigetto e l’invasività degli interventi chirurgici.
E per quanto riguarda le prospettive? Molte le applicazioni nella medicina estetica: ad esempio, l’azienda MirrorMe3D è in grado di scansionare il volto delle persone e di stamparne una copia in 3D in modo da permettere al paziente di valutare meglio i risultati degli eventuali “ritocchini”.
Si pensa poi anche alle applicazioni delle tecnologie di bioprinting nel trapianto degli organi, ma i passi da compiere sono ancora lunghi. Intanto già nella scorsa estate è stata proprio la stampa 3D a salvare la vita alla piccola Han Han, la bambina cinese di 3 anni cui è stata trapiantata per la prima volta al mondo una calotta cranica in titanio stampata in 3D. Che sia la strada per l’immortalità?
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