Pasolini al Teatro Argentina, concerto per cinque voci, attori e musica
Il 18 febbraio si è tenuto, presso lo storico Teatro Argentina di Roma, un concerto per cinque voci, attori e musica, intitolato “Pasolini: Roma/Spagna (verso Calderón)”, a cura di Federico Tiezzi. I testi, composti egregiamente dal maestro Pier Paolo Pasolini, sono stati selezionati con estrema cura da Sandro Lombardi e Federico Tiezzi. Il regista, curatore, drammaturgo e attore Tiezzi, già a partire dagli anni ’80 aveva dato inizio ad un progetto ambizioso che intendeva creare un Teatro Sperimentale, capace di unire la drammaturgia alla poesia. Un tripudio di arte che si è solennemente esplicato in un’accesa espressività, scivolando via, sulle note di Johann Sebastian Bach e di Wolfgang Amadeus Mozart. Le musiche scelte di Bach sono state: Siciliano, dalla Sonata n. 1 in sol minore per violino solo BWV1001; Sarabanda, dalla Partita n. 2 in re minore per violino solo BWV1004; Andante, dalla Sonata n. 1 in si minore per violino e clavicembalo BWV1014 (trascrizione per violino e fisarmonica); Aria, dalle Variazioni Goldberg BWV988 (trascrizione per fisarmonica). Di Mozart invece è stato eseguito l’Andante dal Quartetto per archi n. 15 in re minore K. 421 (trascrizione per violino e fisarmonica).
L’Accademia Filarmonica Romana, in collaborazione con il teatro romano, ha portato in scena questo straordinario spettacolo, all’insegna del connubio indissolubile tra musica, poesia e recitazione. Da questa selezione musicale di Bach e di Mozart e di canzoni popolari in dialetto romanesco, è derivato un prologo musicale, forgiato sulle preferenze di Pasolini, che andavano da Bach ai canti popolari, da Mozart alla pizzica. Un cast eterogeneo di artisti d’eccezione, composto dai due commoventi attori Sandro Lombardi e Andrea Volpetti, dall’esplosiva voce romana di Raffaella Misiti, dall’eccelso violinista Francesco D’Orazio (uno dei maggiori violinisti italiani) e dall’appassionata fisarmonicista Saria Convertino.
L’egregia recitazione di poesie, alternata alla lettura di testi narrativi, si è intrecciata con sei canzoni popolari musicate sui testi di Pasolini: La ballata del suicidio (Pasolini/Fusco), Macrì Teresa detta Pazzia (Pasolini/Umiliani), Cristo al Mandrione (Pasolini/Piccioni), Cosa sono le nuvole (Pasolini/Modugno). Altre canzoni invece, sono state composte appositamente per questo evento: Ay desesperadamente (Matteo D’Amico), I ragazzi giù nel campo (Mános Hadjidákis). Dai testi emerge una Roma ormai sparita, una Roma vista dallo sguardo attento di Pasolini, una Roma sempre viva nei ricordi di chi l’ha vissuta, amata e odiata, nelle sue trascendenti bellezze e nelle sue dolorose contraddizioni. Ne emerge un ancestrale rapporto dicotomico tra Amore e Morte (“Eros kai Tanathos”), fil rouge che attraversa tutte le opere di Pasolini. Molteplici i rimandi letterari, da “La vida es sueño”, di Calderón de la Barca, al titolo dell’evento “Roma/Spagna”, ripreso da “Milano/Spagna”, di Carlo Emilio Gadda. Dai canti popolari, dalle rime romanesche, si delinea magicamente una Roma brulicante e visionaria, fatta di anguste vie, di antichi scorci, di strade infangate e malfamate, di baracche fatiscenti, di rumorosi quartieri popolari, di prostitute, di ubriachi, di ragazzi di vita e di accattoni. Una Roma caravaggesca, o pitocchesca, che dir si voglia. Perché la storia non la fanno solo i grandi, ma anche il popolo, dalle anguste retrovie si muove, quel popolo autentico, drammaticamente amato da Pasolini, e troppo spesso dimenticato da Dio.
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