Manuel Valls, il terrorismo e la psicosi diffusa
Era il 30 ottobre del 1938, la sera prima di Halloween, quando il programma di musica leggera della CBS venne interrotto per annunciare ai radioascoltatori un evento incredibile: qualcosa sta arrivando da Marte! L’America conobbe la sua prima psicosi massmediatica. L’adattamento radiofonico del celebre romanzo di Orson Wells La guerra dei mondi gettò nel panico gli abitanti di molte grandi città. Le arterie stradali si intasarono in una fuga cinematografica, si moltiplicarono gli episodi di instabilità e di violenza, i centralini collassarono. Nessuno era pronto a una finta invasione aliena, nemmeno gli ideatori del programma che pure avevano annunciato sia prima che dopo la trasmissione che si trattava di una messa in scena.
La potenzialità perversa dei mezzi di comunicazione si mostrò in tutta la sua efficacia. E oggi, a tanti anni di distanza, sortisce effetti simili. Cosa, se non uno stato di tensione continua, una psicosi soffice ma onnipresente, è alla base e prodotto finale della speculazione mediatica sul terrorismo? Prima di riportare e di leggere un’informazione dovremmo riflettere sui suoi effetti: sospetto, ansia, isolamento, paura, stress. Prendere la metropolitana a Roma è come intraprendere un viaggio senza ritorno: ce la farò o salterò in aria? Militari a ogni fermata, sguardi bassi e alzati solo per indagare. Chi è questo accanto a me, avrà una pistola? Che c’è in quello zaino?
In questo contesto si moltiplicano i vettori di bombardamento mediatico. Smartphones, cartelloni digitali, televisioni metropolitane, ferroviarie e aeroportuali diffondono l’informazione come una piena che ha rotto definitivamente gli argini.
Infatti ai più sono sembrate una cosa come un’altra, in questo mondo di ordinarie tragedie, le parole del premier francese Manuel Valls, che la settimana scorsa hanno fatto il giro del mondo in 60 secondi ripetendo all’infinito la minaccia mondiale: «Ci saranno altri attacchi e grandi attentati, questo è certo. La minaccia non diventerà minore, anche se noi lo vorremmo. Siamo in una guerra perché il terrorismo ci combatte».
Ci si chiede quale possa essere il significato di una dichiarazione del genere, per la quale andrebbero chieste delle dimissioni immediate, se non il gettare benzina sul fuoco per aumentare lo stato di tensione internazionale. Da un lato si palesa l’ammissione di una assoluta incapacità di gestione: il terrorismo come i terremoti, tutti siamo soggetti a rischio, ovunque e comunque, in ogni momento del giorno e della notte; dall’altro l’ipocrisia e lo sciacallaggio, lo sfruttamento di un fenomeno di forte instabilità generato proprio dalle politiche militaristiche occidentali senza diminuire di un grado i fattori che ne sono la causa (anzi aumentandoli) al fine di garantirsi una stretta antidemocratica che consolidi il dominio ed il potere.
Dalla sospensione di Schengen all’erezione di nuovi muri, ai respingimenti, all’introduzione di misure disumane come la rapina ordita dai civilissimi nordeuropei abbiamo la misura di quanto sia ormai degenerato il nostro raziocinio. Passate in mezzo a una folata di vento della metropolitana di Roma Termini, le parole di Valls sono lo specchio fedele di che cosa sia ormai l’informazione: un gioco mediatico scardinato completamente da ogni parametro etico, morale o razionale che sia.
Alle cui spalle ci sono tragedie vere, storie di disumanità ben più tragiche di quelle che ci flagellano; luoghi in cui le bombe polverizzano davvero intere regioni, salvo che poi però, questa gente, in fuga dall’inferno, noi non la vogliamo, perché è la stessa che mette le bombe e quindi poi si meritano bombe più grosse.
Allora c’è qualcosa che non va, tanto nell’informazione, quanto nell’abuso che noi ne facciamo squilibrando continuamente il nostro stato psicoemotivo. E ogni volta che non usciremo da casa per paura di un attacco nella folla, che rinunceremo a un diritto per una garanzia, che guarderemo storto in metropolitana quel ragazzo dallo zaino sporco, saremo un po’ come quegli americani attoniti e in preda al panico. Aiuto, gli ufo sono arrivati per davvero.