Ddl Cirinnà rinviato: cos’è successo?
Che cos’è successo al ddl Cirinnà? Nelle ultime ore, dopo il rinvio della votazione del disegno di legge che istituirebbe le unioni civili anche tra persone dello stesso sesso e l’adozione dei “figliastri”, tanto per intenderci, abbiamo assistito al susseguirsi dello scarica-barile sulle responsabilità del rinvio. Il solito scarica-barile. Protagonisti questa volta sono Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Il primo è il partito promotore della legge e di cui la senatrice Cirinnà fa parte, il secondo è – non me ne vogliano gli attivisti pentastellati ma è ciò che sono – il partito di opposizioneche maggiormente ha appoggiato la legge fin dal principio.
La legge ha avuto da sempre un iter piuttosto burrascoso, data la sua natura controversa dettata più dal Paese in cui viene discussa che non dai contenuti che promuove. Già nelle discussioni in commissione, però, il M5S si è sempre dichiarato a favore delle unioni civili e e al ddl Cirinnà nella sua completezza: «Voteremo la legge se resterà così com’è» dichiaravano i grillini. Il Partito Democratico, dal canto suo, come sua consuetudine, viveva e vive un dibattito interno molto acceso, soprattutto riguardo la Stepchild Adoption che, ricordiamo, non autorizza l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali ma permette ad un coniuge di seconde nozze di riconoscere come proprio il figlio del compagno o della compagna. L’ostruzionismo interno al PD viene ovviamente dall’area più democristiana, quella cioè dei Cattodem che non rappresenta la maggioranza ma detiene comunque una buona fetta di influenza.
Arriviamo ad oggi. Il ddl Cirinnà subisce una brutta frenata e la votazione viene rinviata alla prossima settimana. Cos’è successo? Ha vinto il Family Day? Forse, ma non del tutto. Succede che l’opposizione di destra (Lega e Forza Italia principalmente) presenta circa 5000 emendamenti alla legge. Alcuni di questi sono ridicoli, come tutti hanno potuto leggere in questi giorni sui social e come chiunque può leggere sul sito del Senato della Repubblica. Ma l’ostruzionismo è una pratica legittima e serve appunto ad allungare i tempi di approvazione per minare la credibilità di una legge, per avere più tempo per screditarla e permettere a Salvini di accumulare minutaggio in televisione. Per contrastare l’ostruzionismo delle opposizioni, il PD stila un emendamento premissivo che di colpo ne cancellerebbe buona parte, permettendo di far passare la legge in giornata. Anche l’emendamento “canguro” è una pratica parlamentare permessa, non cancella il dibattito in aula, permette solo di non dover discutere di emendamenti tipo questi.
Martedì il – quasi – colpo di scena: la Lega ritira 4500 dei suoi emendamenti, riducendone sensibilmente il numero. Il PD però non ritira il “canguro”, vuole la legge così com’è e la vuole chiudere in tempi brevi per portare a casa un successo storico che rappresenta una buona fetta di elettorato che, fin’ora non è mai stata interamente dalla sua parte, quella della comunità LGBT. Il ddl Cirinnà ha infatti scatenato un interessamento e un avvicinamento della comunità gay all’area democratica che prima non c’era o non era così percepita. La senatrice PD ha di colpo attirato su di sé e sul partito l’attenzione di elettori fino a ieri scettici e lontani. Conscio di ciò, il capogruppo grillino al Senato dichiara che voterà a sfavore dell’emendamento, dicendo: «Il super canguro è un piccolo trucco istituzionale e non me la sento di chiedere al mio gruppo di votarlo. Preferisco discutere i 500 emendamenti». «Un conto è evitare di paralizzare i lavori dell’assemblea – aggiunge poi -, diverso è precludere ogni confronto. Ci siamo sempre battuti contro questo atteggiamento, continueremo a farlo».
E così il ddl Cirinnà non si è votato proprio. Ne sono seguite interviste, accesi dibattiti televisivi, la Cirinnà dichiara la sua intenzione di ritirarsi dalla politica – evidentemente è veramente una delle poche che ancora sperava nel buon senso e nella buona fede – e Di Battista prepara lo schemino alla lavagna per spiegarci come, in realtà, il M5S è la vittima di tutto questo e il vero male assoluto è il totalitarismo di Renzi.
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La realtà dei fatti è un’altra. Le vittime in questo caso, come in tutti, sono i cittadini. Sono coloro che hanno votato i senatori di uno e dell’altro partito sperando che questi potessero fare gli interessi della comunità. Le vittime in questo caso sono le migliaia di coppie omosessuali che ad oggi, in Italia, non godono degli stessi diritti delle coppie eterosessuali, pur pagando le tasse come loro, lavorando come loro, amando come loro. Le vittime sono le centinaia di figli che vivono con un genitore non biologico, che gli dà amore e li cresce come propri ma che non può adottarli. La vittima in questo caso, come in altri, è la politica, quella vera. Quel senso del dovere verso il bene comune che dovrebbe valicare gli interessi partitici. Il Movimento 5 Stelle, con il ddl Cirinnà, ha completato la sua metamorfosi da movimento popolare a partito vero e proprio, fatto di convenienze e ripensamenti, fatto di doppi giochi e giustificazioni di facciata. Di Battista e Di Maio vogliono farci credere che per loro era più importante affrontare la discussione di 500 emendamenti che avrebbero potuto stravolgere la legge – che loro avevano detto di voler approvare “così com’è” -, anziché votarla e dotare finalmente l’Italia di una legislatura civile e di pari diritti che ad oggi tali non sono. Questo era un classico caso di scuola in cui la legge doveva semplicemente regolamentare una situazione di fatto. Le coppie omosessuali esistono, creano progetti e si amano già. I genitori non biologici esistono già e crescono ed educano figli biologicamente non propri. Ci vuole davvero così tanto a rendersene conto e capire che qualsiasi cosa che non sia l’approvazione di questa legge è, semplicemente, una sconfitta per tutti?