Cirinnà, nuovo stop all’iter per la lege sulle unioni civili
Cirinnà, arriva una nuova richiesta di stop alla discussione sul DDL sulle unioni civili. Stavolta lo stop è stato chiesto stamane dal Presidente dei Senatori PD Luigi Zanda, anche, e sopratutto, alla luce del no del Movimento 5 Stelle, al “supercanguro”, cioè un unico emendamento che contiene tutta la Legge nella sua interezza, stepchild adoption compresa, e che, di fatto, farebbe decadere tutti gli altri emendamenti, compresi i 5000 presentati dalla Lega. Nella convulsa giornata di ieri il dietro-front dei 5 stelle, che continuano a dichiararsi pronti di votare la Legge seguendo il normale percorso ma di non voler fare da stampella al Governo, in quanto il supercanguro sarebbe, a conti fatti, una “fiducia mascherata”, ha fatto esultare le opposizioni e tutti coloro sono, anche all’interno dei democratici, contrari alla Legge Cirinnà, in particolare al famigerato punto 5, quello riguardante l’adozione del figlio di uno dei partner da parte dell’altro. La Lega si è detta disposta a ritirare per 4500 dei suoi emendamenti in cambio del ritiro del supercanguro.
Trapela un certo imbarazzo sopratutto nella base del movimento 5 stelle, lo stesso Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma spesso in contrasto con Grillo e Casaleggio, ha citato Don Milani su Twitter per esprimere il suo dissenso “DDL Cirinnà, un occasione persa. “A che serve avere le mani pulite se poi si tengono in tasca” e non mancano, sempre su Twitter, le considerazioni di chi si trova a disagio “nell’aver ricevuto i complimenti di Adinolfi”. Tutte le opposizioni chiedono a gran voce lo stralcio del punto 5, punto però ritenuto fondamentale dalla Cirinnà stessa e dalle associazioni per i diritti LGBT. Imma Battaglia, nota attivista, ha chiesto su Facebook ai suoi elettori se la Cirinnà andrebbe votata in caso di eliminazione della stepchild ed il no è stato compatto. Resta quindi in salita la strada per il riconoscimento in Italia di diritti che sono stati acquisiti in gran parte dell’occidente e per i quali la UE ha richiamato più volte l’Italia.