Mediatore europeo: l’indifferenza dell’Europa sulla sottrazione di minori

Solo nel 2015 sono stati 243 i casi di sottrazione internazionale di minori aperti in Italia: è questo un dramma sociale e una fattispecie giuridica delicata e meritevole di rispetto, nonostante non occupi di certo le prime pagine dei giornali. Il ventaglio di casistica in tema si è notevolmente esteso negli ultimi anni, palesando un trend in netta crescita che sembra andare di pari passo con l’aumento degli scambi e dei rapporti internazionali e l’avvento della globalizzazione su larga scala: Ogni anno più di 310 mila nuove coppie di nazionalità diversa si sposano ma altri 140 mila matrimoni si concludono con separazioni o divorzi. Alcuni genitori tornano nel proprio Paese di origine portando con sé i figli e impedendo al coniuge di vederlo per anni. Quando si parla di sottrazione internazionale di minori, si fa infatti riferimento ad una fattispecie nella quale in seguito alla rottura di un rapporto genitoriale misto (composto cioè da due soggetti provenienti da stati diversi) uno dei due genitori decida di far ritorno nel proprio paese d’origine portando con se la prole, allontanando così quest’ultima in maniera odiosa dall’altro. “E’ questo un evento traumatico per chi lo subisce, una violenza intrafamiliare che turba ogni possibile equilibrio, che genera danni importanti nel processo di formazione della personalità del bambino o dell’adolescenteafferma Gianluca Gaeta, direttore di LineaDiretta24

E’ questo un casus legis davvero delicato visto che implica gli interessi del minore al mantenimento di un rapporto con entrambi i genitori; l’interesse di un soggetto ad esercitare la propria responsabilità genitoriale; e, non meno importanti, gli interessi dei nonni a non essere privati illecitamente dei propri nipoti: e sono proprio questi ultimi (associazione nonne nonni penalizzati dalle separazioni) ad aver organizzato un convegno, tenutosi nella giornata di venerdì scorso, presso la sede romana del parlamento Europeo. Un evento del quale noi di lineadiretta24.it abbiamo l’esclusiva.

Il parterre dell’evento è ampio e variegato, spaziando dalla presenza di politici e giuristi fino ad esponenti del mondo scientifico e religioso, senza dimenticare anche alcuni protagonisti di storie concrete legate al tema, invitati a testimoniare il proprio vissuto.

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Il sottosegretario alla giustizia, Cosimo Maria Ferri, prende la parola

 

La prima a prendere la parola tra i relatori è stata l’avvocato Simona Mangiante, che fino a poco tempo fa ha ricoperto un delicato ruolo amministrativo presso l’ufficio del mediatore europeo. La giovane giurista si è soffermata su quelli che risultano essere i principali problemi legislativi legati alla disciplina della sottrazione internazionale di minori: dopo aver illustrato le fonti dalle quali questa prende spunto, una convenzione dell’ AIA del 1980 ratificata da 93 paesi e il regolamento Bruxelles II bis (che nasce come strumento complementare della Convenzione dell’Aia all’interno degli Stati Membri), l’avvocato ha infatti avanzato una critica costruttiva nei confronti della figura del mediatore Europeo. Sarebbe questa, secondo la Mangiante, una funzione  povera dal punto di vista prettamente amministrativo e soprattutto basata su una mera fictio iuris, come d’altronde dichiarato ai nostri microfoni ai margini dell’incontro ‘l’Ufficio del mediatore Europeo opera ad oggi senza base giuridica. In pochi sono a conoscenza della genesi di questo ruolo che nasce nel 1987 su iniziativa dell’allora Presidente del Parlamento europeo Lord Plumb, per offrire assistenza alle cosidette “madri di Algeri”, come erano state definite le madri francesi di bambini sottratti in Algeria. Lord Plumb, a seguito di un incontro tenutosi a Strasburgo il 18 febbraio 1987 con 5 madri di Algeri,intercettò l’esigenza di intraprendere azioni concrete al livello europeo a sostegno dei minori vittime di sottrazioni parentali in stati terzi, come appunto l’Algeria. A questo scopo scrisse una mozione di risoluzione PE e individuò un “ rappourter” per questi casi specifici. Nel tempo poi  l’Ufficio del Mediatore ha operato “ de facto” come finestra al pubblico dei genitori separati senza però mai  dotarsi di una base giuridica nè di una solida struttura amministrativa, il che ne ha impoverito notevolmente le competenze nonostante l’enorme potenziale sia sul profilo del contributo legislativo che dell’assistenza ai minori.  Il servizio, nonostante le sue enormi potenzialità, è assolutamente inadeguato così’ come strutturato, soprattutto perché convertitosi nei costumi del Parlamento in un’ accessorio del vicepresidente di turno senza nessuna continuità e struttura amministrativa e dunque senza alcuna garanzia per i cittadini, nonostante le sensibilità dei casi trattati”. Per un’istituzione, essere accessorio di una figura politica starebbe a significare discrezionalità ed interessi intorno alla sua stessa gestione. Con il rischio di calpestare e ledere gli interessi che quell’istituzione dovrebbe tutelare.

L’altro punto sul quale l’avvocato Mangiante si è espressa durante il suo intervento è la stretta necessità di un miglior coordinamento tra le due figure cardine di tutta la materia: le autorità centrali e lo stesso ufficio del mediatore Europeo. Le prime sono organi amministrativi istituiti dai paesi aderenti alla convenzione dell’AIA del 1980 ed hanno il compito di cooperare in maniera reciproca e promuovere la collaborazione tra le autorità competenti dei rispettivi stati; per quanto riguarda invece l’ufficio del mediatore Europeo, questo fornisce ai genitori un’assistenza tesa alla ricerca di una via alternativa all’azione giudiziaria (una conciliazione o una risoluzione alternativa per risolvere la controversia) potenzialmente lesiva per gli interessi del minore e potrebbe svolgere un importante ruolo diplomatico nel coordinamento di procedure complesse tra le autorità’ coinvolte negli Stati negli Stati Membri.

E’ l’autorità centrale a raccogliere le denunce dei vari soggetti colpiti ed è proprio da questa che l’ufficio del mediatore Europeo ottiene molte delle informazioni utili per svolgere il proprio compito. Inoltre l’ex legal advisor di questo stesso ufficio ha lamentato difficoltà di comunicazione con i genitori (anche via skype ndr), tempistiche delle decisioni e di rispettive comunicazioni oltre a ingenti ritardi nelle indagini procedurali. L’intervento si è quindi concluso con un auspicio ad una maggiore attenzione da parte degli operatori proprio sulle tempistiche, dato che gli interessi in gioco sono altissimi e difficilmente risarcibili in forma pecuniaria come un qualsiasi danno civile.

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Il direttore di lineadiretta24.it, Gianluca Gaeta, modera l’incontro

 

A seguire hanno preso la parola nell’ordine il vice-presidente del parlamento Europeo David Sassoli, il presidente del gruppo parlamentare Europeo S&D Gianni Pittella e infine il sottosegretario alla giustizia Cosimo Maria Ferri, tutti interventi politici auspicanti un miglioramento delle politiche di Bruxelles che potrete approfondire qui.

La platea non è sembrata molto soddisfatta delle dichiarazioni rilasciate dagli esponenti politici e a sedare il malcontento generale dato dai loro rapidi interventi hanno pensato le parole della Dott.ssa Roberta Angelilli, capo dell’ufficio del mediatore Europeo fino al 2014, che ha stilato una sorta di resoconto sul lavoro svolto durante il suo mandato: “Abbiamo puntato sulla prevenzione, parliamo di un risultato ormai di 2 anni fa ma sempre valido, abbiamo imposto alla commissione di elaborare un vademecum valido per tutti stati membri e tradotto in tutte le lingue dell’UE dove si parlava di affido condiviso, dove si parlava di sottrazione internazionale di minori, ma dove si parlava anche di diritti e doveri dei genitori ma soprattutto dei diritti dei figli. Certo quest’informazione non risolverà tutti i casi, però forse sarà utile a far accendere qualche lampadina, qualche dubbio verrà fuori e quindi magari qualche problema si potrà evitare. Come al solito prevenire è meglio che combattere”.

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La dott.ssa Roberta Angelilli durante il suo intervento

Molto mirato è stato poi l’intervento dell’avvocato Adriana Boscagli, esperta di diritto familiare e dei minori, patrocinante presso la Corte di Cassazione, circoscritto alla ricerca del corretto ruolo che nella contesa internazionale l’avvocato deve ricoprire: la giurista ha lamentato la scarsa informazione tra i professionisti, in particolare tra quelli più giovani. “Il cliente, va guidato nelle scelte da chi esercita la professione, con criteri ovviamente giuridici e non etici, visto che spesso quel cliente che abbiamo seduto davanti non ha chiaro quello che è l’interesse del minore”.

Secondo la Boscagli chi esercita la professione forense può ritagliarsi un ruolo di primaria importanza nella ricerca della prevenzione, posizionandosi in una zona d’intervento dove legislatore e autorità amministrative non possono arrivare. La funzione preventiva dell’avvocato serve a guarire quella che lei stessa ha definito una “disfunzione celebrale” dello stesso, ovvero quell’atteggiamento che spesso porta il genitore a voler a tutti i costi allontanare la prole dall’ex partner o a portare la stessa con se in altro luogo. Atteggiamento che nella maggior parte dei casi è totalmente in bonam fidem dato che secondo la stessa legale è difficile che un soggetto scateni la propria mala fede contro la prole. Molto più comune è l’ostinazione, attraverso forme legali, contro l’altro coniuge.

L’intervento dell’avvocato Boscagli, si conclude infine con un elenco di comportamenti che l’avvocato può consigliare al proprio cliente, proprio al fine di prevenire eventuali e spiacevoli fattispecie di sottrazione internazionale di minore:

si può chiedere che il giudice del tribunale ordini alla questura la revoca dell’autorizzazione all’espatrio.

Si può segnalare alla rappresentanza consolare di altro stato il proprio dissenso rispetto alla concessione del visto.

Si può pretendere che, nel caso il minore debba recarsi all’estero per vacanza, si faccia sottoscrivere un impegno al rientro in Italia del minore davanti all’autorità consolare del paese in questione.

Si può chiedere di vietare l’espatrio senza il consenso scritto di entrambi i genitori.

Si può chiedere di far riconoscere allo stato di appartenenza dell’altro genitore il provvedimento che vieta l’espatrio o contenerne i tempi di permanenza per problemi specifici.

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Alla domanda posta dalla nostra redazione, intorno all’effettivo peso che una manifestazione di piena integrazione del minore nel luogo di sottrazione possa avere nell’atteggiamento preventivo del professionista verso il cliente, l’avvocato Boscagli ha dichiarato che “sicuramente, secondo una lettura soggettiva del fatto, do valore alla manifestazione data dal bambino e il consiglio che darei è quello di utilizzare gli organi giudiziari che abbiamo per andare a individuare se questa manifestazione di volontà sia corrispondente all’interesse superiore del bambino e se è sana (potrebbe darsi il caso di pareri deviati su influenza eccessiva del genitore ndr). Consiglierei quindi al cliente di rivolgersi all’autorità giudiziaria e agli organi preposti”.

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Estremamente chiaro anche l’intervento del procuratore dello stato Andrea Giordano, incentrato sulla necessità di un’estensione delle fasi istruttorie e di contraddittorio interne al procedimento giudiziario a più soluzioni tese a conferire a queste maggiore attendibilità. Il giovane magistrato ha ricordato a tutti come il minore sia passato negli ultimi anni dall’essere un mero oggetto di protezione fino a divenire vero e proprio titolare di diritti. Lo stesso tribunale minorile, stando alle parole di Giordano, lavora non sui minori, bensì per i minori:  ecco allora la necessità di ascolto degli stessi durante i procedimenti, tesa al conseguimento del cosiddetto “best interest” del minore. Una pratica che ben potrebbe inserirsi nei meccanismi di mediazione Europea e che secondo lo stesso procuratore andrebbe affiancata ad una valorizzazione dl diritto di intervento in fase di contraddittorio da parte dei nonni e da chi altro abbia interessi di questa portata (il procuratore Giordano si richiama all’art. 105 c.p.c. , rubricato “intervento volontario”, secondo il quale in un processo può liberamente intervenire chi vuol far valere nei confronti delle parti un diritto relativo all’oggetto del processo o dipendente dal titolo dedotto nello stesso processo).

Molti, tra i relatori del convegno, hanno fatto appello alla necessità di instaurare una continuità nel rapporto tra genitori e l’ ufficio del mediatore Europeo: ma se le denunce fatte ai nostri microfoni dall’avvocato Mangiante fossero circostanziate poi dai fatti, c’è da chiedersi quanto, allo stato attuale delle cose, sia complicato per un genitore vincere la propria battaglia per i diritti, visto il rispetto che si ha in Europa per i principi fondanti di una buona e corretta amministrazione.

“Su queste controversie giudiziarie”- afferma Gianluca Gaeta -“non ci si contende una casa, un anello, un conto corrente, bensì un bambino, un ragazzo!  Si discute come fossero oggetto di scambio ma sono costretti, loro malgrado, a vivere una duplice sofferenza, la perdita dell’altro genitore e la necessità di vivere in un regime di ‘semi-clandestinità’, in un conflitto permanente tra il desiderio di ricomporre il nucleo familiare, o quanto meno di riunirsi al genitore lontano, e la necessità di imparare a convivere comunque col proprio ‘rapitore’, che resta pur sempre un genitore”

“Finiamo con una nota positiva – conclude il direttore di LineaDiretta24 – e salutiamo i bambini che nonostante le molte difficoltà, nel 2015 sono riusciti a tornare a casa: Lara, riconsegnata al papà dal Brasile; Sofia e Lorenzo dal Messico ora con la mamma; Lorenzo ed Edoardo, rientrati da New York e ora con il loro papà; Alexandra dalla Romania riconsegnata alla mamma e tutti gli altri… Perché tutti e tutte loro sono figlie e figli nostri.”

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