Sottrazione internazionale di minori: l’Europa ci abbandona!
Venerdì 5 si è tenuto presso l’aula della sede italiana del parlamento europeo, il convegno sulla sottrazione internazionale di minori, organizzato dall’associazione “Nonne e Nonni penalizzati dalle separazioni” con la sua presidente Maria Bisegna. ‘Un argomento molto delicato’, – come dice il direttore di LineaDiretta24 Gianluca Gaeta introducendo il dibattito -, ‘da affrontare sotto l’aspetto giuridico e sociale e senza dimenticare che coinvolge e “sconvolge” la vita di adulti ma soprattutto, ed è quello che qui maggiormente interessa, di bambini ai quali dobbiamo la massima attenzione e tutela. Questa condotta illecita, coinvolge i profili di diritto internazionale privato e processuale europeo ed è in grado di influenzare aspetti “sostanziali” del diritto di famiglia. La tutela del minore quale principio preminente rispetto ai diversi interessi coinvolti ha, una valenza particolarmente incisiva tale da superare le stesse delimitazioni di competenza tra Unione europea e Stati membri’. Molte le voci illustri e le testimonianze dirette che i nonni, così gli piace farsi chiamare, hanno voluto portare e che LineaDiretta24 ha raccolto in esclusiva.
Il tema è uno di quelli che farebbe infiammare le piazze se solo, e questa è una delle motivazioni del convegno, si parlasse maggiormente dell’argomento. Ad oggi, infatti, sono 243 i casi ancora irrisolti di sottrazione internazionale di minori italiani portati e trattenuti all’estero illecitamente da uno dei due coniugi. Così riferisce il Sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, intervenuto proprio in questa sede. Anche quando i casi vengono risolti a livello giuridico, sottolinea Ferri, si incontrano enormi difficoltà nel far attuare le sentenze dei tribunali, sia italiani che di quei Paesi in cui i minori sono trattenuti. Per questo sia da Ferri che da altri, viene lanciato un appello sulla certezza della esecutività delle sentenze e su un potenziamento dei poteri dei PM in materia, che ad oggi, ad esempio, non possono richiedere intercettazioni telefoniche o ambientali per questi casi. La Task-Force inter-ministeriale, all’uopo istituita, soffre poi di scarsa agibilità: come sottolinea Ferri è fin troppo ristretta per far fronte ad un sempre maggiore aumento di casi da trattare ma soprattutto, e questo il Sottosegretario lo dimentica, si può occupare solo di quei casi che chiamino in causa tutti e tre i ministeri coinvolti (Giustizia, Interni ed Esteri) restringendo molto il campo d’azione.
Il problema della sottrazione internazionale di minori, è una questione molto spinosa, che tocca direttamente la vita delle persone, delle famiglie, genitori e nonni costretti a lunghe, costose ed estenuanti cause internazionali per riavere il proprio figlio. Cause che magari vincono dopo anni ma che non vengono eseguite per l’ostinazione dell’ex coniuge o di una palese inadempienza dello Stato in cui il bambino è trattenuto. Ci si vede costretti a scontrarsi con ordinamenti giuridici lontani dai nostri, con leggi e procedimenti diversi, spesso nell’impreparazione dei nostri avvocati nell’affrontare casi che sono regolamentati da un’unica norma, quella della Convenzione dell’AJA del 1980. Una norma che spesso risulta vecchia, farraginosa, lunga e complessa da attuare e che riguarda solo i Paesi (pochi) che l’abbiano sottoscritta e di cui l’Italia abbia riconosciuto tale sottoscrizione. Ciò che più sconvolge è il fatto che molti di questi casi vedono protagonisti degli Stati membri dell’Unione Europea. Per la maggior parte sono Stati dell’est europeo, quasi sempre madri che portano illecitamente i figli nei propri paesi d’origine all’insaputa del coniuge. Sono una decina i casi italiani che vedono coinvolti padri che tentano di riavere i propri figli portati e trattenuti illegittimamente all’estero. È un caso che riguarda direttamente Marco, un padre di San Benedetto del Tronto (AP), intervenuto al convegno. La sua bambina è stata portata via dalla madre e trasferita in Slovacchia. Marco ha iniziato anni fa la procedura di rientro, vincendo sia in primo grado che in altri gradi di giudicio slovacco ma qui si è dovuto scontrare sia con la burocrazia che con l’ostracismo della madre e del governo straniero. Quello di Marco è uno dei tanti casi italiani e di altri Stati europei che riguardano la sottrazione internazionale di minori verso la Slovacchia, anche se questa non è l’unica nazione comunitaria in causa con altri Paesi del vecchio continente.
Proprio di fronte a questa evidente lacuna dell’Unione Europea, sono stati invitati a parlare al convegno anche esponenti di spicco del parlamento di Bruxelles: il vice presidente del parlamento europeo, David Sassoli e il presidente dei Socialisti Europei (S&D), Gianni Pittella. Il primo ad intervenire dal tavolo dei relatori è proprio Sassoli che subito fa sue le istanze presentate poco prima dall’avvocato Simona Mangiante, già mediatrice presso il Parlamento Europeo. Le lacune legislative e la mancanza di uniformità giuridica e politica sul reato di sottrazione internazionale di minori all’interno dei confini europei, è un tema recepito in ampia misura dal vicepresidente Sassoli come un ‘chiaro caso di scuola in cui è assolutamente necessario avere più Europa’, come da lui stesso affermato. Dimostratosi molto sensibile al tema della sottrazione internazionale di minori, Sassoli ha anche proposto di aprire un tavolo di lavoro italiano a Bruxelles su questo tema, al fine di coordinare le varie figure istituzionali che si occupano di questi casi. In primis per coadiuvare i mediatori internazionali, figure da lui ritenute fondamentali. In una breve intervista rilasciata a noi di LineaDiretta24, ha infatti ribadito l’importanza della figura di un mediatore nazionale, che sia il punto di riferimento per i cittadini e i genitori che devono affrontare queste difficoltà. Una figura esperta e di ascolto, che possa riportare tali istanze ai mediatori internazionali e che rappresenti le famiglie nei tavoli di trattativa, dove ‘si possono superare i contenziosi’ e dunque risolvere prima e meglio le difficoltà. Nella stessa breve intervista, quando gli abbiamo chiesto se non sembrasse strano che i maggiori paesi da cui proviene il flusso migratorio diretto in Italia e nel resto d’Europa, non fossero presenti negli accordi dell’AJA, Sassoli ha sottolineato come in questi Paesi, spesso, mancano le autorità con cui poter aprire un tavolo diplomatico su qualsiasi tema. Continua poi dicendo: ‘Questo è sicuramente un tema di politica del mediterraneo, in cui l’Europa può porre alcuni problemi. Però l’Europa deve avere una voce sola. Per aprire contenziosi tra Stati europei e il resto del mondo, la comunità europea deve avere una politica condivisa, mentre oggi l’omogeneità delle legislature e degli standard europei è ancora da conquistare’. Come è il caso del mediatore europeo a cui vanno affiancati mediatori nazionali, ‘e serve, naturalmente, la condivisione delle procedure: un atto esecutivo dovrebbe essere obbligatorio e sanzionabile se non viene applicato dai 28 Paesi: se non ci fossero le contravvenzioni, tutti metterebbero l’auto in doppia fila. È poi necessario avere una lista di Paesi che abbiano ratificato la convenzione AJA che sia condivisa all’interno gli stati membri della UE, in modo da garantire proprio quell’omogeneità che manca.’
Riallacciandosi anche alle dichiarazioni del collega Sassoli, il Gianni Pittella ha voluto portare alla platea cinque, semplici punti da lui redatti che dovrebbero contribuire alla risoluzione dei problemi e delle incongruenze esistenti sul tema. Ha ribadito, ad esempio, l’importanza di un tavolo italiano a Bruxelles e la necessità di ampliare i poteri e l’importanza della figura del mediatore, sia nazionale che europeo. Esiste anche un altro accordo, interno all’unione europea, denominato Bruxelles II Bis, che regola proprio le controversie matrimoniali e genitoriali. Pittella suggerisce di accelerarne la ratifica da parte della commissione europea, introducendo sanzioni certe per chi non rispetta le sentenze emesse in materia. Ma per far ciò, si rende necessaria l’istituzione di uno spazio giuridico europeo che sia armonico e omogeneo. La mancanza di un’uniformità legislativa, non solo in materia di sottrazione internazionale di minori, è quindi ritenuta dagli stessi membri del parlamento europeo, una grave mancanza nella vita politica e istituzionale del continente. L’intervento di Pittella si chiude quindi con una promessa: ‘a breve inizierà il semestre di presidenza europeo affidato alla Slovacchia, tutte le autorità italiane a Bruxelles si impegnano a presentare le istanze ancora pendenti ai rappresentanti slovacchi’. Nelle stanze della sede italiana del parlamento europeo, abbiamo fermato anche il dottor Pittella, al quale abbiamo posto la domanda sulle recenti proposte di modifica al trattato di Shenghen e come queste potrebbero influire sui contenziosi riguardanti la sottrazione internazionale di minori in Paesi membri dell’unione. ‘Io e il mio gruppo politico dei Socialisti Democratici’, ci dice, ‘siamo fermamente contrari a qualsiasi modifica di Shenghen che sarebbe chiaramente riduttiva e negativa, e avrebbe effetti drammatici sul piano economico-finanziario, sul piano simbolico e politico e su quello degli interessi delle famiglie. Anche il tema affrontato oggi, potrebbe subire dall’abolizione e modifica di Shenghen, un colpo mortale. Peraltro, le motivazioni che sostengono una revisione restrittiva di Shenghen, – cioè che attraverso questi provvedimenti si fermerebbe l’arrivo di profughi e terroristi-, non tiene. Questo perché il problema del controllo dei flussi migratori si gestisce con le frontiere esterne e non con il controllo di quelle interne. La lotta al terrorismo, se vogliamo uscire dalla propaganda, si fa con la collaborazione dei servizi di intelligent, non attraverso il controllo dei passaporti.’
Tra gli ultimi ad intervenire è stato Mons. Lorenzo Leuzzi, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria. Oltre a portare l’incoraggiamento all’associazione organizzatrice da parte sua e della curia romana, ha invitato i nonni a farsi portavoce di un problema a lui evidentemente molto caro: la progressiva ‘perdita della genealogia nelle nuove generazioni’. O meglio, il Monsignore, mette in guardia da un preciso disegno atto a privare i bambini di oggi di una propria genealogia, riducendo il tutto ad una mera cronologia di tipo naturalistico. Incuriositi dalle sue parole, noi di LineaDiretta24, siamo andati a chiedere chiarimenti su chi stia attuando o progettando tale privazione. ‘È una concezione della vita puramente naturalistica’, risponde il Monsignore, ‘cioè si cerca di riportare il concepimento, non più nella condizione umana ma in quella puramente biologica, ciò che avviene in natura. Mentre in natura non c’è bisogno di genealogia, bensì esiste solo la cronologia, nel caso dell’uomo non è così. Ogni persona è parte integrante di una progettualità umana, dove ognuno dà un suo contributo e non può vivere senza conoscere l’origine del proprio percorso. Non si tratta di creare un processo evolutivo, quanto di accrescere la comunità umana. Chi sta impedendo questo è tutta la cultura post-moderna e di stampo evoluzionistico che ancora esiste nella società e di cui non ci si rende conto. Le adozioni di minori, ad esempio, sono interventi di risoluzione momentanea: di fronte alla difficoltà in cui viene a trovarsi il minore, c’è una sostituzione ma non possiamo impedire ai minori di conoscere la propria genealogia, quindi siamo di fronte ad un intervento caritativo ma che non ha nulla a che vedere con il diritto del minore. Se si negasse questo si negherebbe anche la possibilità di una comunità umana in cui si costruisce la storia’.
‘L’Italia,- continua il direttore di LineaDiretta24- secondo recenti statistiche sulla sottrazione internazionale di minori, ha ottenuto solo il 10% dei rimpatri e di questi, il 90% sono stati ottenuti dalla sola Procura di Vicenza. Sul modello della Procura di Vicenza, si dovranno dunque promuovere iniziative e soluzioni normative che riconoscano il minore quale vittima della sottrazione e consentano di attivare tutti gli strumenti, sia investigativi che coercitivi, al fine di rintracciare e tutelare tempestivamente il minore indebitamente sottratto ad un genitore. Questo oggi, la nostra redazione, chiede alle autorità unendosi all’appello lanciato dalla presidente Maria Bisegna e da tutti gli organizzatori: di colmare le carenze nel quadro giuridico. Manca una norma uniforme e completa sulla competenza giurisdizionale atta a coprire tutte le situazioni; alcune categorie di decisioni giuridiche devono ancora essere sottoposte a procedure lunghe e onerose prima di poter essere riconosciute in un altro paese dell’Ue; le decisioni emesse in altri Stati membri si rivelano spesso difficili da applicare a causa delle divergenze tra le norme procedurali degli Stati membri (situazione che peggiora ovviamente quando uno degli stati non è europeo), Chiediamo poi di privilegiare sempre l’interesse superiore e primario del minore anche attraverso la maggiore e tempestiva tutela di quei genitori a cui sono strappati i figli e che si vedono costretti ad affrontare lunghi percorsi giudiziari in paesi stranieri’.
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