Quasi 9mila ammalati a rischio: perché Obama non attacca anche Taranto?
Non troppo tempo fa, abbiamo trattato le polemiche in merito alle dichiarazioni shock di Enrico Bondi sull’Ilva, che additava la colpa delle morti dei tarantini a un eccesso di vizi e stravizi. L’indignazione fu fortissima e trasversale, arrivò da tutti i fronti ed attecchì ovunque.
Ma quello che realmente ci si aspettava, per rispondere degnamente alle parole del “nuovo” Commissario straordinario erano delle prove scientifiche, mediche, fatte sul territorio.
Desiderio esaudito: 8916 ammalati in una città che attualmente conta poco più di 200mila anime hanno gridato giustizia, e lo hanno fatto portando il loro ricordo quale miglior testimonianza della situazione. È di queste cifre, spaventose, che parla Peacelink, riportando i dati passati dall’Associazione Puglia Internazionale. Un morto su 18 nell’area industriale e nelle zone Tamburi, Paolo Sesto e alla città vecchia, quell’isola che è il centro storico – mai valorizzato – del capoluogo pugliese: mura che altrove sarebbero patrimonio culturale e che qui sono una fabbrica di morte, dolore e ingiustizia. In tutte queste aree, identificate quali distretto sanitario numero 3, vi sono circa 4328 malati su 78mila abitanti. Numeri spaventosi, nella piena media di quello che è un vero e proprio genocidio legalizzato. Numeri che regalano un ulteriore amaro in bocca se messe allo specchio con le parole del Sindaco Ippazio Stefàno (peraltro, anch’egli medico), che per le suddette zone suggerì di tener lontani i bambini dalle aree verdi e dagli spazi comuni di giuoco. I dati si confermano e sono solo leggermente meno gravi nelle altre zone, dove un abitante su 26 è stato toccato dal cancro: 4588 unità su 120mila, per la precisione. Una ennesima riprova di quello che, composto dall’unione-forza di raffineria, siderurgia, area portuale e discariche di RSU, fa di Taranto un business ineguagliabile. Della morte.
Pesanti le accuse di Alessandro Marescotti, Presidente dell’associazione ambientalista protagonista di mille battaglie in terra ionica. «È venuto il momento di avere dati istantanei su tutte le malattie gravi, le diagnosi e i ricoveri. Disporre di un dato istantaneo e conoscerne la sua evoluzione temporale è un primo passo per compiere ulteriori indagini più affinate da un punto di vista epidemiologico». Una considerazione che ricalca il reiterato pensiero di Angelo Bonelli, che più volte ha chiesto invano di utilizzare fondi per approfondimenti medico-sanitari. Sta di fatto che la grandezza di questi dati sta facendo notizia: per la prima volta il dramma della città viene affrontato raccontandolo sulla pelle dei cittadini; basta accendere la televisione o sfogliare un quotidiano per rendersi conto di come si parli – per una volta – non del PIL ma della salute, fattore bistrattato e mai preso sul serio e/o trattato a dovere. E tenendo conto che il numero di morti a Taranto sono circa 6 volte quelli che stanno provocando una (possibile?) nuova guerra, forse una parolina dagli alti scranni della politica locale, regionale o nazionale che si voglia, non guasterebbe. Così, per cambiare, per fare qualcosa di inedito, per rompere questo silenzio assordante che dura ormai da troppo.
Fonte: Peacelink
di Mauro Agatone
PS. Su segnalazione di Peacelink, rettifichiamo che il numero di quasi novemila unità – 8916 per la precisione – si riferisce a soggetti affetti da patologie neoplastiche e non, come erroneamente scritto precedentemente, di morti.
Ci scusiamo per l’errore.