Siria: guerra in progress?
Il 21 agosto, un campanello d’allarme mondiale ha risuonato dall’Asia sino a tutti gli altri continenti. L’attacco con il gas nervino che a Damasco ha causato 1300 perdite civili, ha avuto la conseguenza di mettere in preallarme e sull’attenti un po’ tutti.
Resoconti video e testimonianze varie hanno portato alle luci della ribalta – una volta di più – le oscenità del conflitto tutto interno che ormai da immemore tempo avvelena la Siria.
Le denunce, le proteste, le richieste di interventi sono all’ordine del giorno da parecchio, ma solo ora pare ci si renda conto dei fatti. Malignamente si potrebbe pensare che una “missione di pace” può sempre aiutare nei momenti di calo del consenso politico; si potrebbe così spiegare il contemporaneo levarsi in piedi di Barack Obama e David Cameron: voci parlano di un confronto telefonico cui farà seguito una riflessione di 48 ore. Dopo? Sarà realizzato un piano per un possibile attacco entro i prossimi 10 giorni. Probabilmente, sul modello Kosovo. Nel Mediterraneo, a onor di cronaca sono già schierati dei cacciatorpedinieri USA e più navi da guerra UK. Ma l’attenzione si sposta per cause diverse, direttamente in Giordania. È qui che infatti oggi si terrà una importante riunione con i vertici militari di 10 paesi: ad Amman si ritroveranno i capi maggiori di alcuni Stati interventisti, come la Francia ma anche Arabia Saudita, Qatar e Turchia (a favore dell’opposizione siriana), con altri paesi quali Canada, Italia e Germania, contraria alla soluzione militare come già esplicitato ripetutamente dalla cancelliera Angela Merkel. Le possibilità di una guerra lunga e dura sono infatti alte, anche per la difficile risposta affermativa di Cina e Russia, mai oppositrici del regime di Assad.
A breve, però, si potrebbero avere già delle prime risposte su ciò che avverrà. La Merkel è infatti vincitrice – contro Cina e Russia – del braccio di ferro che porterà oggi l’ONU in Siria. Le Nazioni Unite hanno infatti ricevuto il permesso dal regime siriano di recarsi sul territorio per verificare gli eventuali utilizzi di gas chimici. Sarà una commissione indipendente, come richiesto da Berlino, a sondare le acque. Il fatto che però siano arrivate solo ora le autorizzazioni per le rilevazioni lascia con l’amaro in bocca Obama e Cameron: secondo il Governo a stelle e strisce, le prove potrebbero già essere state distrutte o comunque indebolite o inquinate dal passare dei giorni.
In giornata si saprà di più, sia dal fronte riunione che da quello ispezione. E probabilmente, anche dall’Iran, che sostiene come all’utilizzo di armi chimiche abbiano fatto ricorso gli stessi ribelli, e minaccia conseguenze serie per la Casa Bianca se verrà passata la linea rossa sul fronte siriano. La tensione rimane alta.
di Mauro Agatone