Grazia al Cavaliere, il revisionismo del Pdl sul caso Strasserra.
Pur di salvare il proprio capo, il Pdl torna indietro nel tempo e a ritroso nella storia per evocare e revisionare un fatto come parallelismo, piuttosto grottesco, per la concessione di grazia al Cavaliere.
Il precedente riguarda un esponente dell’ala più dura della Restistenza Italiana, quella più vicina alle Brigate Rosse per intenderci, Francesco Moranino, comandante del distaccamento Pisacane della Brigata comunista Garibaldi di Biella. Questi è stato condannato all’ergastolo il 22 Aprile del 1956 dalla Corte d’Assise di Firenze, per aver preso parte attiva in un’operazione di lotta partigiana coordinata dall’agente segreto Manuel Strasserra che riguardava l’invio di rapporti e documenti in Svizzera, durante gli anni concitati e controversi della Liberazione italiana, quando la Penisola era divisa nel Sud filoalleato e nel Nord postfascista. Le dinamiche del caso restano tutt’oggi fosche, gli eventi della guerra e la segretezza del fatto in sé non hanno permesso un’accurata ricostruzione, il negazionismo e l’oscurantismo hanno poi avuto la meglio. La questione Moranino però è importante, poiché l’uomo fu scagionato dalle accuse di omicidio plurimo aggravato e occultamento di cadavere: a pochi anni dal processo, infatti, fu concessa dapprima la commutazione della pena, mentre il partigiano era esiliato a Praga e poi la grazia per “atti di guerra”.
Ed è così che l’ atto politico viene ora evocato e strumentalizzato come esempio, secondo gli esponenti del Pdl, di una “eterogenesi dei fini” per cui al senatore Lucio Malan viene in mente il paragone tra la richiesta di Berlusconi e il caso Strasserra che avrebbero in comune la connotazione politica, in quanto <<il reato era molto più grave dell’evasione fiscale>>.
La grazia è un atto di clemenza individuale che può prevedere l’estinzione o la riduzione della pena, disciplinato dagli articoli 87ss della Costituzione e dall’articolo 681 del Codice di Procedura penale. L’atto presuppone il passaggio in giudicato della sentenza di condanna, la grazia può essere concessa su proposta del condannato o su iniziativa del Presidente della Repubblica o del Ministro della Giustizia.
La rarità del provvedimento lo rende tipico di casi eclatanti e somma espressione di un potere antico e proprio del Presidente della Repubblica, per questo la calorosa richiesta e giustificazione con l’assimilazione al caso Strasserra da parte degli esponenti del partito, ci appare oggi inopportuna e paradossale, un disperato, ultimo salto nel cerchio di fuoco per un personaggio, il Cavaliere, che ha aggirato per anni il confronto con la legge del Paese in prima persona governato.
Insomma il precedente giustificherebbe per il Pdl un salvataggio in estremis di Berlusconi e non risulterebbe poi così strano il doppio binario di clemenza nei riguardi del leader, consistendo la condanna in un “atto politico”, paragonabile a quelli dello “stato di guerra”, in cui peraltro vigono norme del tutto speciali.
Ad un dottore specializzato risulterebbero lampanti le motivazioni di questa messa in scena: farneticazioni e manie di persecuzione, una persecuzione continua, petulante, un accanimento “ad personam”, non c’è che dire!
Sono ancora loro la rovina dell’Italia: tutta colpa dei comunisti!
Eva Del Bufalo