Vivian Maier, la tata fotografa
Vivian Maier. Una fotografa ritrovata è il titolo della mostra dedicata all’artista Vivian Maier e presente a Milano fino al 31 gennaio 2016. Il titolo dell’esposizione descrive proprio quanto è accaduto. La sua opera è stata ritrovata, in una scatola per puro caso.
Era il 2007 quando un ragazzo di nome John Maloof mentre era impegnato in una ricerca iconografica sulla sua città natale, Chicago, decise di comprare all’asta un box: tra i tanti oggetti rinvenuti, 150 mila scatti fotografici. Negativi, stampe, diapositive e rullini mai sviluppati. Materiale appartenente a lei, Vivian Maier.
Ma chi era questa donna? Nata a New York nel 1926 da padre americano (la cui famiglia era di origine tedesca) e da madre francese, dopo il divorzio dei genitori Vivian rimase con la madre. Insieme si trasferirono a casa di Jeanne Bertrand, una fotografa professionista amica della madre. E’ proprio qui che nasce la sua passione: la vedremo dopo qualche anno sempre in compagnia della sua onnipresente Rolleifllex professionale.Viaggiò molto, e mentre noi siamo già pronti a definirla artista riceviamo il colpo di scena. Vivian Maier non ebbe mai la pretesa di definirsi tale, non fece della fotografia la sua professione, ma fece di essa un segreto da custodire gelosamente. Per vivere lavorava come babysitter presso numerose famiglie. Ed è per questo motivo che è conosciuta come la tata fotografa. la si descrive rigida e diffidente, motivi per cui non aveva amici né relazioni. La sua compagna era la macchina fotografica, viveva in simbiosi con essa. Con il suo obiettivo cattura le differenze tra le persone che vivevano nella stessa città, i loro acquisti e i loro sprechi; strade e oggetti. Nessun soggetto umano sfugge all sua attenzione. Le sue immagini sono potenti e di una bellezza rara: abbiamo la possibilità di guardare Chicago e New York attraverso i suoi occhi e il suo linguaggio. Inoltre è possibile vedere lei, nei suoi innumerevoli autoritratti. Si spense il 21 aprile 2009.
Vivian Maier. Una fotografa ritrovata è una mostra curata da Anne Morin e Alessandra Mauro, ed è realizzata in collaborazione con diChroma Photography, promossa da Forma Meravigli. L’iniziativa è stata presa dalla Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e Contrasto. Raccoglie 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, insieme a una selezione di immagini a colori e alcuni filmati in super 8. La grande affluenza dei visitatori alla mostra ha spinto la fondazione a prolungare l’orario di apertura fino alle 21.00