27 Gennaio: l’importanza di ricordare
Oggi è il Giorno della Memoria, spesso queste date ci invitano a ricordare ma con gli anni si perde un po’ di vista il perché. Il 27 Gennaio non è un giorno convenzionale, ma la data in cui le Forze Alleate liberarono Auschwitz dai tedeschi. Ciò che trovarono varcando le parole “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) era al di là di qualsiasi immaginazione, l’umanità stava guardando il faccia lo sterminio, la barbarie, l’orrore, come suggerirebbe Conrad.
Il Giorno della Memoria non serve a ripassare le nozioni che abbiamo imparato a scuola, a riscontare per l’ennesima volta le vittime come fossero numeri e non persone, non serve nemmeno a vedere un film in televisione per pulirsi la coscienza e sentirsi meglio, il 27 Gennaio serve a guardare nuovamente in faccia l’orrore, serve, ad ognuno di noi, per affacciarsi ai cancelli di Auschwitz, fissare il male e promettere a sé stessi che non accadrà più. Oswiecin, ribattezzata dai tedeschi Auschwitz, era una vera e propria metropoli della morte, caratterizzata da campi di lavoro in cui i prigionieri venivano privati della loro identità e sfruttati tra immani sofferenze prima di essere condotti nelle camere a gas e nei forni crematori. I prigionieri venivano prelevati dalle loro abitazioni, stivati sui treni merci, e fatti scendere sulla “Jundenrampe” (rampa dei giudei) per subire poi la selezione che spesso vedeva finire le loro vite nelle cosiddette “docce” (camere a gas). Solo Auschwitz ha assistito allo sterminio di quasi un milione e mezzo di ebrei: un numero talmente grande che riesce difficile pensare dietro quel numero ci fossero occhi, mani, bocche, storie di vita esattamente come le nostre, affetti stroncati e famiglie divise per sempre. A volte i numeri ingannano, a volte astraggono, a volte quasi proteggono, oggi è importante ricordare i volti che l’abominio umano ha brutalmente cancellato, tenendo a mente che vittime e carnefici erano persone come noi, e che in questo periodo storico è fondamentale non perdere di vista che dietro le cifre ci sono le storie.