Ilva di Genova in rivolta
Da ieri gli operai dell’Ilva di Genova sono in mobilitazione continua. In queste ore continua il blocco delle principali arterie genovesi, con gli operai e un gruppo di studenti che occupano l’elicoidale di San Benigno bloccando il traffico della Sopraelevata. Il corteo si è poi spostato in parte verso il centro città, bloccando via Cantore e via di Francia, tagliando in questo modo la città in due. Gli automobilisti sono rimasti in coda anche tre ore sulla Sopraelevata quando la polizia municipale è intervenuta per farli uscire in retromarcia. Bruno Manganaro, segretario FIOM, ha comunicato che la protesta e il conseguente blocco non si fermerà finché il governo non accetti un incontro o dia un segnale di svolta.
La protesta infatti nasce dai timori degli operai legati alla vendita dell’impianto e al futuro dell’accordo sindacale che difende il salario e l’occupazione. Gli operai dell’Ilva di Genova chiedono dunque un incontro con Renzi, perché chiarisca e dia garanzie che in caso di vendita il governo si impegnerà a mantenere gli stessi accordi sindacali in atto. Per ora dalle istituzioni non è arrivato nessun riscontro riguardo la faccenda, mentre la tensione in città continua a salire e si teme che un blocco totale del traffico possa scaldare irrimediabilmente gli animi.
La protesta, animata unicamente dal FIOM-CGIL e dalla FAILMS, vede l’opposizione di FIM-CISL e UILM che invece vedono nella vendita una possibilità di rilancio per lo stabilimento genovese e per la siderurgia italiana. Continua così il botta e risposta tra i sindacalisti con Armando Palombo, sindacalista dell’Ilva di Taranto, che in un convegno proprio a Genova, risponde alla Camusso invocando una lotta ad oltranza e accusa il governo di aver causato il licenziamento di 1100 persone ed aver abbandonato la città e un’intera fabbrica, privandola dei giusti investimenti e svendendola in un unico pacchetto: strutture e operai.