Neda Shafiee e il linguaggio del corpo
Non è sempre necessario avere un libro per poter leggere. A volte basta semplicemente un diario. E voi, giustamente, cogliete subito l’errore, poiché ci sono tanti diari che sono stati pubblicati e quindi divenuti libri. Ma non si tratta di un diario da sfogliare, né un libro da leggere: non ci sono parole e non ci sono lettere. Soltanto le opere di Neda Shafiee.
Diario del corpo è infatti il titolo della mostra dell’artista iraniana (residente in Italia) Neda Shafiee. E’ un percorso allestito a Palazzo Taverna, a Roma, nei luoghi della Galleria Emmeotto. Cosa sono i diari del corpo se non il corpo stesso? Infatti al centro della ricerca artistica di Neda Shafiee ci sono le figure umane. Grandi sculture di cartapesta osservano disegni preparatori, bozzetti. Ma è tutto un concatenarsi di emozioni attraverso le istallazioni che a loro volta comunicano fra di loro. L’artista dichiara di offrire un filo conduttore, che noi prontamente afferriamo e ci lasciamo guidare. La mostra presenta anche una serie di lavori inediti dal titolo Neda Shafiee. I linguaggi del corpo.
C’è una scultura di cartapesta rappresentante una donna. E se vogliamo osare, potremmo dire che in quella figura si concentra l’arte della maieutica: fisica, in quanto il ventre rigonfio ci induce a pensare al parto; metaforica perché spinge, coloro che la guardano, a porsi delle domande, a mettersi in dialogo con essa e quindi a partorire delle idee, delle verità. La pancia diventa un contenitore di creatività, di nascita e rinascita, l’espressione di una fecondità fisica e spirituale. Un’altra scultura, invece, le si oppone: Flusso 2. Il soggetto è antropomorfo ed è disposto all’interno in un cubo. Il cubo è il limite e delimita il lato oscuro, quanto più di misterioso ci sia dentro di noi. E se vogliamo, il velo che separa noi dagli altri.
Se avete bisogno di un viaggio all’insegna del sensoriale, saprete dove recarvi, ma non oltre il 26 febbraio.